Per quasi tre mesi hanno atteso che fosse dimesso dall'ospedale per pronunciare le accuse. Perché per gli investigatori non c'è altro colpevole della morte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il 28 ottobre scorso i vigili del fuoco vennero chiamati per spegnere le fiamme divampate in un appartamento. Saron e Leanor dormivano quando furono costretti a tentare una fuga attraversando il fuoco: vennero estratti vivi, ma morirono poche ore dopo in ospedale a causa delle ustioni riportate. Penil Teklehaimanot, la mamma dei piccoli, si salvò riportando solo ferite lievi. Mohammed fu ritrovato a pochi chilometri dalla casa: era fuggito e aveva appiccato il fuoco alla propria auto tentando di uccidersi. Venne immediatamente trasportato in condizioni gravi in ospedale. All'epoca, comunque, bastò poco agli investigatori per capire che quello che si erano trovati davanti non era un incendio scoppiato a causa di un corto circuito.
Il giorno successivo la polizia confermò che i due incidenti erano connessi e da allora Mohammed è rimasto tre mesi in ospedale prima di essere dimesso: solo ora gli agenti hanno avuto la possibilità di interrogarlo. La sua ricostruzione non ha convinto e adesso l'uomo è stato accusato di omicidio per la morte di Saron e Leanor. Inoltre, dovrà rispondere di tentato omicidio della moglie. Rimane ancora ignoto il movente: solo Mohammed potrà spiegare cosa lo abbia spinto a distrugge la propria famiglia appiccando il fuoco alla casa dove condividevano sogni e aspettative per il futuro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino