Generale Dalla Chiesa, in centinaia a Roma col capitano Ultimo

Generale Dalla Chiesa, in centinaia a Roma col capitano Ultimo
Diverse centinaia di persone, provenienti da tutta Italia, hanno accolto l'invito del colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che catturò Totò Riina, di...

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Diverse centinaia di persone, provenienti da tutta Italia, hanno accolto l'invito del colonnello Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che catturò Totò Riina, di trovarsi insieme per commemorare il generale Carlo Alberto dalla Chiesa dell'anniversario della sua uccisione. Nella casa famiglia Capitano Ultimo, alla periferia di Roma, è andato in scena un vero e proprio happening - presente anche Rita dalla Chiesa, figlia del generale ammazzato dalla mafia - durante il quale unanime è stata la solidarietà al Capitano Ultimo, che da domani non dovrebbe avere più la scorta. «Non lo lasceremo solo» ha detto la stessa Rita dalla Chiesa in un breve intervento, mentre all'esterno della casa famiglia la gente faceva la fila per firmare una petizione contro la revoca del servizio di 'tutelà al colonnello De Caprio, formalmente in vigore fino alla mezzanotte di oggi.


«Non avrei potuto ricordare mio padre da nessuna altra parte se non qui, col Capitano Ultimo e con voi», ha detto Rita dalla Chiesa. «Il nostro - le ha fatto eco il colonnello De Caprio, il volto coperto a metà da una sciarpa, come sempre quando è in pubblico - è un tributo al generale dalla Chiesa, al nostro Comandante. Siamo qui per rendergli omaggio e per chiedere scusa per tutte le volte che non siamo riusciti ad essere all'altezza dell'esempio che ci ha dato come uomo e come comandante ». «E siamo qui - ha aggiunto Ultimo - per non dimenticare, perché noi non dimentichiamo tutti quelli che nei Palazzi del potere lo hanno abbandonato. Non dimentichiamo la viltà di tutti quelli che dalle poltrone e dagli alti gradi lo hanno ostacolato in tutti i modi in ogni sua azione, in ogni sua battaglia». «A loro - come ha scritto il Capitano Ultimo sul suo profilo Twitter - tutto il nostro disprezzo».
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Il Mattino