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Una manifestazione sotto casa del sindaco di Bergamo Giorgio Gori contro la chiusura della Lombardia. Striscioni, slogan, fumogeni. Gori, che ha raccontato anche su Facebook il suo punto di vista, ricorda come la decisione di inserire una regione nella zona di massimo rischio vengae fatta a livello nazionale, bypassando - ovviamente - i comuni.
«Alcune centinaia di persone – ristoratori, commercianti e partite iva, insieme a gruppi organizzati di estrema destra, negazionisti e alcuni esponenti della Lega - hanno manifestato ieri sera davanti al Comune di Bergamo per protestare contro le chiusure decise dal governo.
«Chi però - conclude Gori - si è mescolato a quel corteo con il solo scopo di strumentalizzarlo sa bene quali siano le competenze dei diversi livelli istituzionali. In un momento come questo, con tanta gente angosciata per il proprio futuro, buttare benzina sul fuoco, indicare un bersaglio solo per interesse di parte, è a mio parere grave e piuttosto pericoloso. Perché nessuno può dirsi sicuro di governare quella protesta, una volta che l’ha scatenata. É perciò un invito alla responsabilità, il mio, rivolto alle forze politiche e alle rappresentanze associative che si rendono conto della delicatezza di questo momento, soprattutto per una città ferita come la nostra. Dove è facile che il dolore diventi rabbia, e tanti sforzi per coltivare la coesione sociale vadano rapidamente in fumo. Ognuno faccia la sua parte. E nel frattempo grazie ai tanti che in queste ore mi hanno espresso la loro affettuosa solidarietà».
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