Forse non un abbassamento del merito di credito, ma magari un altro avviso da Fitch che oggi comunicherà il proprio giudizio sul nostro Paese. Ad agosto l'agenzia di...
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Nel giudizio peserà naturalmente la valutazione delle politiche del governo e dell'incertezza che si prospetta in particolare dal 2020 in poi, ma anche quella relativa alla crescita economica del Paese. Su questo terreno i segnali non sono positivi e le notizie che arrivano dall'industria tedesca in frenata si aggiungono ad un quadro già sfavorevole. Quanto al debito pubblico, il prossimo primo marzo grazie ai dati Istat sul Pil sarà possibile conoscere la sua incidenza sul prodotto nel 2018, che dovrebbe essere sostanzialmente stabile. Per gli anni successivi c'è però il rischio di una risalita. In questo contesto il governo continua a smentire (o quanto meno ridimensionare) l'eventualità di una manovra correttiva per quest'anno. Ieri è toccato tra gli altri al presidente del Consiglio Conte e al ministro degli Interni Salvini. «Ho già dichiarato che non è in preparazione alcuna manovra correttiva, in quanto non solo il governo rimane fiducioso nelle sue stime di crescita, ma anche perché nella legge di bilancio sono state predisposte misure prudenziali volte a tutelare i conti pubblici anche rispetto a scenari meno favorevoli» ha spiegato Conte. Il premier ha spiegato che il suo governo non intende comunque «farsi dettare l'agenda». Mentre Salvini ha sostenuto che si sta parlando «del nulla» aggiungendo di guardare ai prossimi mesi quando i provvedimenti del governo dovrebbero dispiegare i propri effetti.
Sempre il presidente del Consiglio intervenendo alla Camera nel question time ha ricordato che la legge di Bilancio prevede già un margine di riserva destinato a mantenere il disavanzo nei limiti del 2 per cento del Pil: si tratta di spese dei ministeri congelate che saranno definitivamente tagliate in caso di necessità, per un importo fino 2 miliardi. Questo per il 2019. Dall'anno successivo, il compito per l'esecutivo è ancora più pensate, con le pesantissime clausole di salvaguardia che rischiano di far scattare corposi aumenti dell'Iva. Conte ha confermato la volontà di disinnescarle, ma solo per il 2020 si tratta di 23 miliardi. Le aree del bilancio a cui guardare sono più o meno le stesse: c'è naturalmente la consueta idea di ricavare risorse dalla revisione delle tax expenditures, la giungla delle agevolazioni fiscali che più o meno tutti i governi hanno provato a disboscare ma finora con risultati molto limitati. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino