Un ufo atterra sul Colle. E si sente subito a casa. «Questo è più democristiano di noi!», esclama un funzionario del Quirinale. Un po' ha ragione. A...
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Risultando gradito ai padroni di casa che commentano: «Non è un uomo che vuole far saltare il banco». E mette subito a segno quattro colpi in 4 minuti di discorso alla nazione l'Incaricato. Conferma la collocazione europea dell'Italia, e paga la cambiale a Mattarella. Promette «il governo di cambiamento», e paga la cambiale a Di Maio. Parla di «interesse degli italiani», e paga la cambiale a Salvini. Annuncia che sarà «l'avvocato difensore dei cittadini», paga la cambiale al popolo e «qui fuori c'è un Paese che vuole essere governato». Poi scende le scale da dove era salito, e nelle prime telefonate che riceve chiede agli interlocutori: «Come sono andato?».
Il primo esame l'ha superato brillantemente (anche se si è impappinato due volte per l'emozione, ben governata), non ha fatto la figura del re travicello, ma il cammino che ha davanti è ancora lungo. E sa che il mastino con cui combattere non sarà Di Maio e neppure Mattarella, ma Salvini. Da cui sembra diverso in tutto. Ma per ora, il discorso che ha tenuto l'ha preparato anche con lui oltre che con il capo M5S, è stato frutto di un incontro mattutino e se l'è portato sul Colle dentro una cartellina bianca. A chi ha parlato, egli ha detto che il suo sarà un «governo snello», perché odia l'elefantiasi politico-burocratica. Che non vuole fare tante leggi, «ma solo quelle che servono» perché tutto va semplificato. E qualche uomo di assoluta fiducia da piazzare - come il suo alter ego Fabrizio Di Marzio, giudice di Cassazione, condirettore insieme a lui della rivista Giustizia Civile - ce l'avrebbe, ma per ora almeno per i vertici ministeriali la quota Conte non è prevista.
Impressionano i movimenti dell'Incaricato. E' tutto studiato in lui. Anche la lentezza del passo. E la ricercata scansione delle parole. Mattarella sarà il suo angelo custode. Ma il tipo, come s'è capito, non sembra uno sprovveduto. Ha già cominciato a triangolare. Si sta preparando un discorso inclusivo per attirare quei voti mancanti in Senato (solo 6 di maggioranza) che gli possono rovinare il tragitto. E sa che Conte, nella sua praticità avvocatizia, che alla debolezza politica può supplire - così ha spiegato agli amici - con la forza di poter dire a un certo punto a Salvini e a Di Maio, se le cose non dovessero andare nel verso giusto: «Arrivederci e grazie». Lasciandoli in un mare di guai. La forza del ciaone è la carta che ha in mano. L'altra non è tanto il contratto di governo - «ho contribuito a scriverlo anche io» - quanto la convinzione che quello riguarda i due partiti contraenti e poi c'è tutto un altro ambito, istituzionale, costituzionale, delle emergenze che possono presentarsi, dei rapporti con i partner internazionali, dove potrà muoversi - o almeno spera di farlo - con una certa autonomia in tandem con il Quirinale. Da giurista sa che il diritto ha una sua forza anche in politica, e lui cercherà di farla valere. E sembra aver già stretto una sorta di contratto con Mattarella in due ore di colloquio.
Se non fosse scaltro, l'ufo non sarebbe atterrato dove è arrivato. E ci è arrivato in taxi. All'andata senza scorta, e ha pagato lui. Al ritorno, taxi più la prima auto di scorta e ha ripagato lui. E per strada - in effetti la somiglianza con l'allenatore della Lazio un po' c'è - alcuni passanti vedendolo con quel suo ciuffo di capelli hanno esclamato: «Anvedi, c'è Simone Inzaghi!». Ai suoi amici ha spiegato: «Non è mai esistito un premier impolitico, e io non sarò certo il primo della serie».
La sua fisionomia, ieri già in abiti da statista, in grigio con cravatta azzurra, dovrà essere quella dell'ircocervo.
Il Mattino