Governo, Giorgetti l'ultima carta del Colle ma Salvini ha detto no

Governo, Giorgetti l'ultima carta del Colle ma Salvini ha detto no
Le ha provate tutte, difficile non ammetterlo dopo 84 giorni. Nei colloqui con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che hanno preceduto l'arrivo al Quirinale di Giuseppe Conte,...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Le ha provate tutte, difficile non ammetterlo dopo 84 giorni. Nei colloqui con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che hanno preceduto l'arrivo al Quirinale di Giuseppe Conte, Sergio Mattarella lo ha sottolineato ricordando anche le critiche gli sono piovute addosso per aver affidato l'incarico ad uno sconosciuto avvocato, non eletto, che avrebbe dovuto guidare un governo politico con un programma già stilato e una lista dei ministri prendere o lasciare.

 
Stanco, ma convinto di aver fatto ciò che era in suo dovere, Sergio Mattarella nel discorso di ieri sera ha raccontato buona parte delle ultime ore che hanno preceduto la rinuncia all'incarico di Conte. Soprattutto nel passaggio dove ricorda di aver chiesto «per il ministero dell'Economia l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma». Il nome di Giancarlo Giorgetti Mattarella non lo ha fatto in pubblico, ma a Salvini lo aveva chiesto poche ore prima, forte anche del via libera di Di Maio. Così come che, in alternativa, fosse lo stesso Conte a prendere l'interim del Mef in attesa di trovare un nome adatto a convincere gli investitori che proprio oggi dovrebbero sottoscrivere l'ennesima asta di titoli di Stato messi sul mercato da via XX Settembre per coprire il debito pubblico. Ed invece la risposta è stata negativa, seppur fumosa e molto rispettosa da parte di Salvini e di Di Maio che invece, poco dopo, hanno dato fuoco all'artiglieria.
 
La debolezza politica del premier incaricato non era una novità, ma ciò che ha sorpreso Mattarella è la difficoltà incontrata da Di Maio a far valere il suo 32% rispetto ad un alleato che di fatto ha imposto tempi e persone. «Non comprendo l'impuntatura di Salvini», ha sostenuto il leader grillino salutando il Capo dello Stato. Con un premier debole e un ministro dell'Economia come Paolo Savona legatissimo a Salvini, quelle rassicurazioni che il presidente della Repubblica aveva posto come condizione non avevano un garante in grado di convincere gli investitori e tutelare il risparmio delle famiglie. Il veto su Giorgetti da parte di Salvini è stato di fatto l'ultima mediazione che è stata tentata nel primo pomeriggio di ieri da Conte e Mattarella. Proprio al primo ministro Mattarella aveva lasciato il compito, come la Costituzione prevede, di scegliersi i ministri. A Salvini e Di Maio, come scritto più volte nei giorni scorsi, aveva però preannunciato un'attenta valutazione su alcuni dicasteri particolarmente delicati come Esteri, Economia, Difesa e Interni. Ed è proprio sull'Economia che Salvini ha fatto saltare l'intesa grazie alla tenacia di un professore, ex ministro e grande teorico della possibilità di uscita dall'euro, che ha preferito non fare passi indietro, come al Quirinale qualcuno si aspettava, pur di far esplodere uno scontro istituzionale senza precedenti.

Ma c'è un'altra questione che a Mattarella sta a cuore e che ieri ha sostenuto nel suo discorso. Ovvero che non sarà lui a decidere, con un decreto di nomina di un ministro, l'uscita dell'Italia dalla moneta unica. Se gli italiani lo vogliono sia quindi oggetto della prossima campagna elettorale visto che «non è stato in primo piano» in quella del 4 marzo. Le fandonie sulla Merkel o sulle presunte pressioni di Bruxelles o di Francoforte non impressionano Mattarella. Certamente non come i warning contenuti nei report degli investitori che parlano di «un crescente rischio Italia» e che tanto più avrebbero trovato oggi conferma se dal Quirinale ieri sera non fosse stato fatto il nome di Carlo Cottarelli che oggi salirà al Colle per cercare di mettere su un governo di tre mesi per portare il Paese alle urne ad ottobre. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino