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Alla fine un’intesa è stata trovata, anche se l’accordo sul grano, al quale si è arrivati faticosamente e con un grande impegno diplomatico del presidente turco Erdogan e del segretario general, è stato firmato in maniera disgiunta tra Kiev e Mosca. Ognuno per proprio conto ha siglato l’intesa direttamente con la Turchia. Ha prevalso il buonsenso per scongiurare una carestia che potrebbe coinvolgere oltre 53 paesi. «Con il traffico di navi che inizierà nei prossimi giorni inaugureremo un nuovo corridoio dal Mar Nero a molti Paesi nel mondo - ha dichiarato il leader turco -. Abbiamo evitato l’incubo della fame».
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La riapertura permetterà di sbloccare 25 milioni di tonnellate di grano ferme nei porti ucraini. Il ministro delle Infrastrutture e dello sviluppo dell’Ucraina, Oleksandr Kubrakov, e il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu russo hanno firmato lo stesso accordo insieme al ministro della Difesa turco Hulusi Akar e a Guterres. Però, chi credeva, o almeno sperava, che questo avrebbe rappresentato il segnale di un piccolo riavvicinamento tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky a un tavolo di pace, è rimasto deluso. Perché quello che le parti hanno siglato somiglia più a un patto dettato da una necessità comune, ben lontano dal raffreddare gli animi di un conflitto che dura ormai da quasi 5 mesi. Per quanto le conseguenze di questo accordo siano state istantanee, con un immediato abbassamento dei prezzi del grano, le modalità con cui è stato portato a termine mostrano la grossa distanza tra i due paesi in conflitto. Tanto che Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha puntualizzato su Twitter: «Per quanto riguarda l’accordo di Istanbul sull’esportazione di grano ucraino, prima di tutto: l’Ucraina non firma alcun documento con la Russia. Firmiamo un accordo con la Turchia e l’Onu e ci assumiamo obblighi nei loro confronti. La Russia firmerà un accordo speculare con la Turchia e l’Onu».
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GLI AUSPICI
Da Kiev hanno fatto inoltre sapere che l’Ucraina promette una «risposta militare immediata» in caso di «provocazioni» russe dopo la firma.
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I CORRIDOI
«Le parti non condurranno attacchi contro navi mercantili, navi civili e i porti coinvolti da questa iniziativa», si legge nel testo, secondo cui mezzi militari non potranno neanche avvicinarsi alle navi commerciali in transito nei corridoi. Se sarà necessario uno sminamento di zone marittime interessate dal passaggio, le parti si accorderanno per l’utilizzo di navi dragamine di altri Paesi. «Auspichiamo che questi accordi rappresentino un primo passo verso concrete prospettive di pace, in termini che siano accettabili per l’Ucraina», ha commentato il premier Mario Draghi, lodando «l’iniziativa di mediazione della Turchia con il ruolo centrale delle Nazioni Unite». Un plauso è arrivato anche dal portavoce della Casa Bianca, John Kirby.
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Il Mattino