Falsi green pass ai vip, indagato pure un attore ​del film di Carlo Verdone

Green pass falsi ai vip, indagato pure un attore
Tra gli indagati per falso dalla Procura di Roma per aver finto di essersi vaccinati contro il Covid, allo scopo di ottenere dal Servizio sanitario nazionale il Green pass, ci...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Tra gli indagati per falso dalla Procura di Roma per aver finto di essersi vaccinati contro il Covid, allo scopo di ottenere dal Servizio sanitario nazionale il Green pass, ci sono anche un’avvocatessa, un attore protagonista del film di Carlo Verdone “Benedetta follia” e la titolare di una farmacia di Centocelle. Il tutto grazie alla presunta complicità del medico di base e odontoiatra Alessandro Aveni, accusato di aver organizzato una messa in scena per far ottenere il certificato vaccinale anche a un magistrato in pensione, al comico Pippo Franco e al medico legale Antonio De Luca. I carabinieri del Nas i primi di novembre avevano sequestrato nove green pass “sospetti”.

I giudici del Tribunale del Riesame di Roma hanno mitigato le misure restrittive nei confronti del dottor Aveni (che prima era agli arresti domiciliari), prescrivendo, tuttavia, un’interdittiva dall’esercizio della professione medica per un anno. Il camice bianco, assistito dall’avvocato Salvatore Volpe, ha ribadito la propria innocenza: sostiene che le sue vaccinazioni erano tutte autentiche e che non aveva registrato quei pazienti al portale della Regione Lazio perché era andato in tilt a seguito dell’attacco hacker avvenuto tra il 31 luglio e il primo agosto. I giudici della Libertà, però, ritengono che «la circostanza non risulta aver influenzato l’inserimento dei dati da parte dell’indagato». 

A corroborare l’accusa, secondo il Riesame, ci sono le intercettazioni dei Nas dalle quali emerge che il professor De Luca segnalava ad Aveni «nuovi pazienti potenzialmente da vaccinare, con i quali l’indagato dialogava anche telefonicamente, oltre che de visu», come si desume dagli appostamenti dei carabinieri che lo hanno sorpreso con Pippo Franco e la moglie, l’attrice di teatro Piera Bassino. Tra le altre «incongruenze rilevate», c’è il numero dei soggetti vaccinati dal medico, rispetto alle 22 fiale di Pfizer a sua disposizione. Inoltre, i soggetti che avrebbe vaccinato non si trovavano a Roma il giorno della presunta somministrazione, «le telefonate erano allusive e ironiche quanto alla mancanza di effetti collaterali - spiegano i giudici del Riesame - e i presunti vaccinati si preoccupavano oltremodo allorché dovevano partecipare ad eventi collettivi, quali battesimi». 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino