Una madre e i suoi due figli hanno vissuto per oltre 30 anni reclusi in casa propria per paura del "male" che c'era fuori. È successo in provincia di Grosseto e la vicenda...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
In città tutti sapevano di quella famiglia che si era volontariamente segretata in casa ma la rottura di un tubo ha costretto l'intervento di un tecnico. E quando l'idraulico è entrato in quell'appartamento si è trovato davanti una situazione da orribile cibo, oggetti ammassati e sacchetti di immondizia sparsi per tutta la casa, con i servizi igienici che funzionavano in maniera precaria.
All'interno di un sacco, inoltre, c'erano oltre 50mila euro in contanti. Dall'esposto del tecnico è scattato il trattamento sanitario obbligatorio per la madre e i due figli, un uomo e una donna, ormai cinquantenni.
Questa assurda storia è cominciata alla fine degli anni Settanta, quando i due figli erano poco più che ventenni: fino ad allora era tutto normale ma quando l'allora ragazzo tornò dal servizio militare nessuno in paese vide più i due giovani. La sola ad uscire ogni tanto, per andare a ritirare la pensione, era la madre. Per fare la spesa invece i tre telefonavano al negozio sotto casa, ordinavano la spesa facendosela consegnare a casa.
Per essere sicuri che il male non entrasse in quella casa, anche sotto forma di microbi o batteri, madre e figli negli anni hanno completamente ricoperto le mura e gli infissi con carta assorbente per uso domestico e nastro adesivo.
Gli unici a poter entrare in casa erano alcuni infermieri, dopo che il figlio alcuni anni fa si era gravemente ammalato. Amici, conoscenti o parenti invece, anche se provavano a suonare alla porta, erano costretti a rimanere sul pianerottolo e non poter entrare.
I 33 anni di delirio e reclusione forzata sono finiti grazie a una segnalazione al sindaco, a cui è seguita l'ordinanza di trattamento sanitario obbligatorio. Adesso, a distanza di un anno, l'anziana madre e i due figli stanno meglio e la figlia potrebbe tornare in quella casa che per lei è stata una vera e propria tana. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino