Ucraina, la Casa Bianca trema tra automatismi Nato e «terrore nucleare»

Ucraina, la Casa Bianca trema tra automatismi Nato e «terrore nucleare»
L’incendio è domato, il terrore resta. Un «terrore nucleare», come non esita a definirlo Volodymyr...

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L’incendio è domato, il terrore resta.


Un «terrore nucleare», come non esita a definirlo Volodymyr Zelensky, quello della centrale di Zaporizhzhia.

Situata nell’area sud-orientale dell’Ucraina, spettro inquietante di una nuova Chernobyl:
presa d’assalto dai russi, preda di uno spaventoso incendio appunto, ora sotto il controllo di Vladimir Putin.

Mosca e Kiev non sono mai state così lontane come adesso, e a Washington c’è chi non dorme la notte.
La Casa Bianca trema e Joe Biden è in una morsa.

Se non interviene, l’Ucraina rischia di cadere e il Cremlino “rischia” già di immaginare la prossima mossa, il prossimo Stato da invadere e da annettere, con uno stile e con una prepotenza che richiama alla mente l’orrore della Germania nazista di Hitler.

Se viceversa interviene, le conseguenze non è in grado di prevederle davvero nessuno.

La tensione e la drammaticità di certe decisioni, però, purtroppo vanno spiegate e persino dettagliate.

Perché al di là dei vertici militari a stelle e strisce, che come le recenti guerre insegnano sono sempre un po’ lì che quasi scalpitano, Biden e gli Stati Uniti in questo scontro frontale ci potrebbero finire dentro comunque.

C’è da tenere conto della Nato, infatti. Del suo statuto e dei suoi meccanismi. Attenzione: automatici.

L’eventuale attacco non soltanto a un Paese membro, ma a un container di aiuti “figlio” di un qualsiasi Paese membro (compresa l’Italia, ad esempio), si configurerebbe come un attacco diretto alla Nato stessa.

Questo proprio da un punto di vista tecnico, in una chiave di lettura diplomatica, ma peggio ancora militare.

E farebbe dunque scattare, c’è da sottolinearlo almeno un’altra volta, certi meccanismi di difesa e quindi di reazione, in maniera vincolante, obbligatoria, automatica. 

Uno scenario nefasto con un’ulteriore e amarissima ciliegina avvelenata sulla torta:
l’incubo di un incidente, paradossalmente anche del più banale, di una morte sola, di un solo soldato occidentale.

Chiunque conosca anche soltanto un minimo la logica militare americana sa che sa essere quasi ottusa:
un solo uomo a terra e gli Stati Uniti sono in guerra.

In questo caso però, in questo tempo folle, dall’altra parte della barricata non c’è l’Afghanistan o l’Iraq o il Vietnam.

In questo caso, in questo istante in bilico, dall’altra parte del mondo c’è la superpotenza Russia, alle spalle della quale c’è la superpotenza Cina.

Un passo, insomma, e c’è l’abisso.
Un passo e l’espressione Terza Guerra Mondiale non è più un abuso di parole, ma un inferno di fatti.
Un terrore nucleare.


«Nessun altro Paese oltre la Russia aveva mai sparato contro una centrale nucleare. Questa è la prima volta nella nostra storia, nella storia dell’Umanità. Lo Stato terrorista ha alzato il tiro fino alla minaccia nucleare» Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, 4 marzo 2022
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Il Mattino