Il bluff della cannabis legale: un po’ di gas e diventa droga

Bastano meno di cento euro e una connessione internet per trasformare la cannabis light in una vera fabbrica di «bombe» per procurarsi lo sballo. ...

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Bastano meno di cento euro e una connessione internet per trasformare la cannabis light in una vera fabbrica di «bombe» per procurarsi lo sballo.

 
Tutto ciò che serve è un pizzico di prodotto legalmente in vendita «per uso tecnico, ornamentale, o come deodorante» in 700 negozi specializzati e tabaccherie per un giro di affari di 40 milioni di euro, una bomboletta di gas butano di quelle che si usano per ricaricare gli accendini (costo medio un euro) e un estrattore, ossia una sorta di tubetto che si usa per scaldare la “roba” che costa sugli 80 euro (ma c’è anche chi ne realizza varianti artigianali a costo zero) e ricavarne così una resina dai valori droganti altamente soddisfacenti, che di leggero non hanno proprio niente.

È ormai da alcuni anni che sul web pullulano tutorial e guide pratiche per potenziare la cannabis light e renderla efficace quanto un “cannone” realizzato con la stessa materia prima che circola illegalmente. Ma a testimoniare l’efficacia del metodo, è arrivato da pochi giorni anche il bollino della scienza. 
A dimostrare la pericolosità della cannabis light e dei trucchi per trasformarla, è stato nei giorni scorsi Giovanni Serpelloni, direttore del Sert di Verona già a capo del dipartimento antidroga. Che ha presentato di recente nella comunità di San Patrignano i risultati della sperimentazione da lui coordinata nei tre Istituti di Medicina legale delle università di Verona, Parma e Ferrara.
LA RICERCA
Che cosa è emerso dal test, lo spiega lui stesso. «Abbiamo acquistato foglie e infiorescenze nei negozi che vendono cannabis. Poi – spiega Serpelloni - con il materiale a disposizione abbiamo fatto quello che chiunque potrebbe fare a casa propria. Il risultato è una resina, sembra miele, con un’alta concentrazione di Thc. Si arriva al 98%». Il potenziale nascosto della cannabis light, del resto è decantato in rete su moltissime pagine dedicate al fai-da-te. Che offrono a tutti istruzioni molto chiare. È il caso di Zamnesia.com, ad esempio. Uno smartshop on line che spiega passo passo la procedura, corredandola di puntuali avvertenze per eseguirla in sicurezza, di consigli per gli acquisti, e di un video esplicativo che illustra il metodo. Ma come funziona esattamente? Zativo.it, portale che si presenta come un sito per “coltivatori, fumatori e psiconauti”, racconta il procedimento in sette passaggi chiave. Che in sintesi prevedono di procurarsi il materiale vegetale “completamente essicato”(1), di inserirlo “nel tubo d’estrazione”(2) (ma a chi dispone di un tubetto artigianale – è il punto 3 - viene consigliato di usare “qualche filtro da caffè in modo da evitare che il materiale vegetale fuoriesca dalla parte inferiore”), di puntare l’estremità del tubo su una pirofila o una teglia in pyrex (4), e di iniettare il butano all’interno del tubo, attraverso l’estremità superiore. È a questo punto che comincia il processo di trasformazione. Il gas (5) comincia a fluire attraverso l’erba per poi uscire dall’apertura inferiore del tubo, colando sulla pirofila come una miscela di butano e marijuana: la stessa resina mielosa segnalata da Serpelloni. Poi ultimi due step et voilà la resina è pronta. Ciò che dovrebbe rimanere a questo punto sulla teglia “è una sostanza marrone dalle sfumature dorate. Si tratta della prima forma grezza di BHO”. Bho, ossia l’acronimo di Butane Hash Oil, una sorta di miele resinoso, che è in circolazione da diversi anni - spiega il sito - ma solo di recente ha visto crescere esponenzialmente la sua popolarità. Il motivo di tanto successo è presto spiegato. «Esistono alcuni BHO - spiega la guida di Zativo - che possono facilmente superare l’80% di THC, colpendo molto violentemente coloro che hanno il coraggio di provarlo».
I RISCHI

Opportunamente trasformata, la resina della cannabis light può essere mescolata al tabacco per farsi una canna, oppure ingerito o diluito con glicole e quindi fumato con una sigaretta elettronica. Tecnica e virtù del metodo sono ripetute sul web all’infinito su pagine molto curate e in perfetto italiano: da smoketrip a dolcevitaonline e houseofcannabis, le informazioni abbondano di dettagli e suggerimenti. E non manca neppure chi propone possibili varianti. Royalqueenseeds.it offre ad esempio una guida abbastanza chiara ed esplicita (“Come estrarre olio di cannabis con la tecnica Rosin: una sicura alternativa al Bho”), alla portata dei meno esperti. «Dovrete solo procurarvi qualche cima, una piastra per capelli e un paio di fogli di cartaforno», spiega il sito. Immancabili anche i numerosi tutorial su YouTube, nei quali i piccoli artigiani della droga, dotati di guanti e forbici, si cimentano ora con la tecnica del butano, ora con la tecnica che illustra passo passo come realizzare l’hashish. Per gli amanti dei prodotti più naturali c’è invece il manuale di istruzioni di growledlamp.it, dove disegni e didascalie aiutano l’utente a costruire una perfetta serra da interni per la marjuana. Ma l’appeal della trasformazione chimica, è sicuramente schiacciante a giudicare dal numero di pagine dedicate all’argomento. Tutto legale, e molto redditizio. E quindi dov’è il problema? Il problema è che, come ha segnalato Serpelloni nella lettera indirizzata al ministro per la Famiglia Fontana in seguito agli esperimenti in università, la cosiddetta “cannabis legale” venduta da qualche tempo in oltre 700 negozi diffusi in tutta Italia, non è ufficialmente destinata al consumo. In teoria è venduta come prodotto tecnico da laboratorio, da collezione, ornamentale o come profumo per ambiente. Ma nella pratica si tratta di un escamotage per coprire scopi ricreativi che come abbiamo visto possono produrre effetti psicotropi assai potenti. Il medico suggerisce perciò di vietarne la libera vendita nei cannabis shop. Anche perché, sottolinea Serpelloni, questo genere di prodotti contengono anche Cbd, ossia il cannabidiol. «Molti venditori – spiega - la presentano come una sostanza innocua, utile a rilassarsi. Ma il fatto è che il Cbd negli Stati Uniti è usata sotto stretto controllo in ambito farmacologico per curare le epilessie. Per rilassarvi, usereste un farmaco per epilessie, che agisce sulle onde cerebrali?». Gli studi di Serpelloni sono intanto sulla scrivania del ministro Fontana. Che presto li sottoporrà all’Istituto superiore di sanità per «valutare ii rischi legati alle sostanze vendute nei negozi». Al di là di come finirà la vicenda, sarà tuttavia impossibile fermare il web, dove ogni giorno si moltiplicano tecniche e offerte d’acquisto. È ora piuttosto di puntare sulla cara, vecchia prevenzione.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino