Visioni diverse sulla linea nelle indagini su Imane Fadil, una delle testi chiave del caso Ruby morta in circostanze misteriose l'1 marzo scorso. Con questa motivazione ha...
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Dopo gli esiti delle analisi che solo ieri pomeriggio hanno escluso la presenza di radioattività sul cadavere, Sevesi aveva detto: «È meglio per tutti, per Imane e per la sua famiglia. Alla fine vuol dire che in giro c'è un cattivo in meno». I familiari, invece, con una serie di dichiarazioni in questi giorni hanno sempre insistito chiedendo «verità» sul caso Fadil. L'avvocato ha raccontato che Imane già l'11 gennaio scorso, tre giorni prima dell'udienza sul caso Ruby ter in cui venne estromessa da parte civile, gli aveva inviato un messaggio dicendogli «oggi non mi sento bene». Anche in Tribunale, due settimane prima del ricovero, gli disse di stare male.
L'inchiesta del Procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dei pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, con l'ipotesi di omicidio volontario, rimane aperta. L'autopsia chiarirà la causa della morte della giovane anche visti gli alti livelli di metalli presenti nel suo corpo. Intanto è atteso per le prossime ore il risultato del centro specializzato Enea di Roma, incaricato di effettuare un contro esame sui campioni di tessuti prelevati dagli organi. Già ieri era arrivata una prima risposta da parte del pool di esperti dell'istituto di medicina legale, guidati da Cristina Cattaneo, con cui è stata esclusa la presenza di radioattività sul corpo della Fadil.
Oggi per la prima volta si è appreso dell'esistenza di un documento ufficiale, arrivato agli inquirenti il 12 marzo, con cui il dipartimento di fisica dell'università Statale di Milano han comunicato l'esistenza di «tracce di raggi alfa degne di approfondimento» nel corpo della donna.
Il Mattino