Il mondo della scuola è in subbuglio e solo una bocciatura al Senato del decreto concretezza potrà far ritornare il sereno. Il testo approvato nei giorni scorsi alla...
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I CONTROLLI
Nel decreto concretezza è prevista l'acquisizione delle impronte digitali o la verifica dell'iride, al posto del cartellino, per accertare gli ingressi a lavoro nell'ambito della pubblica amministrazione. Alcune categorie sono state escluse, come forze dell'ordine, magistrati, prefetti, e per il settore scolastico sono stati esentati i docenti, già sottoposti al registro elettronico. Sussiste invece l'esigenza di vigilare sugli orari di lavoro dei dirigenti scolastici. La norma prevede, quindi, che i presidi entrino ed escano dalle scuole usando un pass azionato dalle impronte digitali, per completare le ore contrattualmente previste. C'è però un difetto alla base della proposta, secondo i presidi: i dirigenti scolastici vanno oltre i normali orari di lavoro per sbrigare tutti i compiti loro assegnati e se si limitassero agli orari d'ufficio, il rischio sarebbe di non riuscire a fare tutto, aumentando quindi i problemi delle scuole e la confusione, come spiega l'Associazione nazionale presidi. D'altra parte, il decreto concretezza oltre a un problema di efficienza, contiene un pregiudizio di fondo che «umilia i dirigenti scolastici» poiché vengono paragonati ai «furbetti del cartellino».
VERSO LO SCIOPERO
Il presidente nazionale dell'Udir, Marcello Pacifico, opta per la linea dura: «Proclamiamo lo stato di agitazione e siamo pronti a manifestare davanti al Miur se non si porrà rimedio a questa sciocchezza», sentenzia sottolineando l'incredulità «per una norma assurda». «È aberrante chiedere tale misura ai dirigenti scolastici, tra i dirigenti maggiormente oberati di oneri e responsabilità, con molti plessi da dirigere». Pacifico sottolinea che «già a gennaio avevamo presentato un emendamento al decreto concretezza in cui si chiedeva l'esclusione dell'area e del comparto istruzione e ricerca dai sistemi di verifica biometrica dell'identità e video sorveglianza degli accessi. Ora la misura viene prevista per i dirigenti scolastici, a dimostrazione del fatto che non si ha ben chiara la modalità di lavoro dei presidi, così come della quantità di lavoro che gli stessi svolgono ogni giorno».
IL DIBATTITO
Il Pd, ma anche Fratelli d'Italia, chiedono lo stop della norma. I diretti interessati alzano gli scudi. Ma il ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno difende la legge che - assicura - è stata male interpretata e punta invece a garantire «trasparenza e sicurezza». Il decreto è al Senato. Al suo interno anche la disposizione incriminata: le presenze dei dipendenti pubblici vanno rilevate attraverso quelli che nel freddo linguaggio burocratico si chiamano «controlli biometrici» e che in sostanza sono sistemi informatici di riconoscimento e identificazione basati su dati fisici della persona, come le impronte digitali, appunto. Nel provvedimento, che esclude i docenti, sono rimasti «impigliati» i presidi, una platea di 8mila soggetti chiamati a gestire 42mila plessi scolastici, che da questa misura si sentono «umiliati». Secondo il ministro, invece, l'obiettivo della norma è «rendere più trasparente la presenza in servizio», anche per «ragioni di sicurezza. Non si tratta dell'obbligo «di un orario settimanale di lavoro, ma dell'utilizzo di strumenti di identificazione tecnologicamente avanzati».
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Il Mattino