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«Il mio cuore si riempie di gioia. Gli italiani hanno ridato a Claire e a me la speranza e la fiducia nell’umanità. Gli italiani ci hanno mostrato cura e sostegno amorevole e vorrei che le autorità del Regno Unito facessero lo stesso». Sono parole di emozione e gratitudine quelle pronunciate di getto da Dean Gregory, il papà della piccola Indi di 8 mesi, affetta da una patologia mitocondriale giudicata incurabile. Ma anche attimi concitati.
La decisione del governo italiano di concedere d’urgenza la cittadinanza a Indi cosicché possa essere trasferita e curata all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, è arrivata proprio mentre i genitori della bimba, Claire e Dean, si affrettavano a presentare l’ennesima richiesta, questa volta all’Alta Corte britannica, per impedire al personale del Queen’s Medical Center di Nottingham dove la bimba è ricoverata di interromperle il supporto vitale provocandone la morte. Nel fine settimana, infatti, i genitori avevano ricevuto l’ultima sconfitta sul piano legale quando due giudici della corte d’Appello - Lord Peter Jackson e Lady Eleanor King, che si era già pronunciata contro le famiglie di Charlie Gard, Alfie Evans e Archie Battersbee in casi simili di fine vita -, avevano respinto la richiesta di trasferimento di Indi all’ospedale romano per cure specialistiche che sarebbero state finanziate dal governo italiano senza alcun costo per il Servizio Sanitario Nazionale britannico o per il Regno Unito.
LA BATTAGLIA LEGALE
I giudici avevano quindi sostenuto la versione dei medici dell’ospedale di Nottingham, secondo i quali Indi sta morendo e ulteriori cure sarebbero inutili e dolorose: non è nel «migliore interesse» di Indi essere trasferita. «Dopo aver letto tutte le prove e le argomentazioni – avevano scritto nella sentenza - siamo giunti alla chiara conclusione che la decisione – di negare il trasferimento a Roma e interrompere le cure, ndr - è tristemente inevitabile e giusta, ed è stata presa con il grado di attenzione appropriato in una questione così seria».
«L’udienza si terrà nonostante oggi il governo italiano abbia concesso drammaticamente la cittadinanza Indi», precisano dal Christian Legal Centre. «È molto preoccupante che un bambino possa essere trattenuto contro la volontà dei genitori quando questi hanno a disposizione cure alternative. Trasferire Indi in Italia non comporta alcun costo né per il contribuente né per il Servizio Sanitario Nazionale. Cosa c’è alla base di questo caso che impedisce al Queen’s Medical Center di consentire il trasferimento di Indi a Roma?», ha commentato Andrea Williams, amministratore delegato del Christian Legal Centre. E in attesa di sapere quando e se la piccola Indi potrà essere trasferita in Italia, l’ospedale italiano rappresenta l’unica piccola grande speranza per i genitori, impegnati da mesi in una disperata corsa contro il tempo: «Sono molto orgoglioso di dire che Indi ha la cittadinanza italiana e ringrazio il governo italiano e il popolo italiano dal profondo del mio cuore», ha detto ieri il padre della piccola.
Il Mattino