Piscine pubbliche, rotonde stradali, assi di collegamento ai grandi nodi autostradali. E ancora, opere di monitoraggio e di messa in sicurezza dei bacini idrogeologici, interventi...
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Una ricognizione per macroaree geografiche è pressoché impossibile considerato che parliamo di una miriade di piccoli cantieri sparsi in tutta Italia: ma si può ragionevolmente ritenere che almeno la metà di quell'80% di cantieri sotto il milione di euro sia localizzata nel Mezzogiorno. E che di conseguenza sono centinaia anche al Sud quelli che non riescono ad andare avanti pur essendo meno importanti sul piano economico di altre aree del Paese e di conseguenza condannati ad una sorta di oblio o di disinteresse da parte dei media.
Nel solo segmento delle opere idriche, ad esempio, il 30% dei cantieri fermi è meridionale. Ma lo stesso vale anche per le opere previste dal decreto Milleproroghe 2018 sul recupero delle periferie urbane che al Sud coinvolgeva 87 Comuni e 9 Città metropolitane: lo stop dei finanziamenti e il successivo recupero dei fondi non sono certamente passati inosservati.
Dice il presidente dell'Ance Gabriele Buia: «L'edilizia nel nostro Paese è fatta soprattutto di piccole e medie imprese ed è dunque evidente l'entità del contraccolpo economico e occupazionale che deriva dal blocco delle opere edili. Blocco determinato nella maggior parte dei casi dalla rigidità del Codice degli appalti e ovviamente, ma in misura inferiore, anche dal fallimento delle imprese impegnate. Di sicuro degli 11 miliardi complessivi di opere che non ripartono al Sud, pur essendo già finanziate, una bella fetta riguarda i piccoli cantieri». Altrettanto sicuro è il fatto che, sempre in base al monitoraggio dell'Ance, che solo il 2,7% dei blocchi è causato dal cosiddetto contenzioso: i ricorsi sull'aggiudicazione di un'opera o durante le fasi della sua esecuzione e le stesse inchieste della magistratura non giustificano in altre parole la fermata che sta caratterizzando attualmente il settore delle opere pubbliche in Italia.
«Nel Mezzogiorno - dice Antonio Savarese, ingegnere e vicepresidente dell'Associazione dei costruttori napoletani - scontiamo soprattutto un deficit di progettazione che si riflette fatalmente sul nodo dei tempi di realizzazione di un'opera pubblica, piccola o grande. Dall'idea al bando di gara e da questa alla progettazione esecutiva e quindi alla consegna passano troppi anni. È un miracolo se si riescono a rispettare i tempi previsti dal progetto iniziale».
Ma poi ci sono altri nodi venuti al pettine anche in questi giorni. L'eccesso ad esempio dell'aggiudicazione di gare al massimo ribasso: i dati raccolti da Edilportale (il portale dell'edilizia) e dall'Osservatorio Oice documentano che il ribasso medio sul prezzo a base d'asta per le gare indette nel 2018 si è attestato sul 40%. «C'è bisogno - dice Buia di calmierare questi livelli e come Ance abbiamo presentato al governo una serie di proposte come nuovi criteri di calcolo delle offerte che impedirebbero questi eccessi». Ma per l'Ance è anche importante che si definisca all'interno del Codice degli appalti la spinosa questione della nomina dei Commissari per le opere incomplete o ferme di cui il governo ha parlato a più riprese in questi giorni: «È il Codice la sede naturale per affrontare questo tema, al contrario rischiamo di creare altra confusione e inutili contenziosi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino