Un'isola di plastica si sta creando nella parte alta del mar Tirreno. Lungo i 70 chilometri che dividono la Corsica dall'Elba, ci sarebbe una vera e propria barriera di...
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La plastica è il peggiore nemico delle specie marine, insieme a pesca intensiva, inquinamento acustico e cambiamenti climatici. Si calcola che il 95 per cento dei rifiuti nei nostri mari è costituito proprio da plastica, che provoca il 90 per cento dei danni registrati alla fauna selvatica marina, sia ingerendola che intrappolarli. Un terzo dei cetacei trovati morti nelle acque mediterranee aveva lo stomaco intasato dai rifiuti di plastica, di cui l'80 per cento delle cause di morte delle tartarughe. Ma non è tutto: la plastica viene ritrovata inoltre anche nel pesce e nei molluschi che consumiamo. Se fino a qualche tempo fa pensavamo che le isole di plastica fossero una triste presenza solo negli oceani, stavolta dobbiamo fare i conti con una che si sta formando a due passi dalle nostre coste. A dirlo è Francois Galgani, responsabile dell'Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer (Ifremer) di Bastia, che parla di «una vera e propria striscia di rifiuti che ciclicamente viene trasportata dalle correnti ed è frutto dell'inciviltà e del non corretto smaltimento rifiuti».
Un fenomeno non nuovo, poiché ciclicamente nel mar Tirreno queste barriere di rifiuti comparivano dopo piogge e correnti molto forti. Ma stavolta la questione è allarmante. «La situazione è ormai cronica: quando abbiamo condizioni meteorologiche avverse, ad esempio il vento da Nord-est in estate, abbiamo grandi arrivi di rifiuti sulla costa della Corsica» ha dichiarato Galgani. «Si tratta di poche decine di chilometri, ma a differenza delle isole di plastica nel Pacifico o nell'Atlantico che sono correnti permanenti, nel Mediterraneo questi sono accumuli temporanei e durano alcuni giorni o settimane, un massimo di due o tre mesi, ma mai rimangono in maniera permanente». Si tratta quindi di un fenomeno non ancora permanente, in quanto quest'isola si formerebbe soltanto al comparire di determinate correnti e piogge forti, ma con il passare del tempo, se non si ricorre a rimedi, l'isola di plastica potrebbe creare enormi problemi alla fauna marina. I rifiuti che si trasformano in microplastiche e sono difficili poi da recuperare, spesso finiscono nello stomaco di pesci e tartarughe, perché scambiati come cibo. Il biologo marino Galvani la definisce «zuppa di plastica», la cui presenza è stata confermata un paio di anni fa da uno studio del Consiglio nazionale delle ricerche, ed è composta da frammenti più piccoli di due millimetri.
Per il biologo francese il problema è quello dell'impossibilità di ripulire il mare da materiali plastici. «Se stai cercando reti da pesca sul fondo si tratta di oggetti che sono molto costosi, possono essere riparati, riutilizzati e quindi riciclati. Si possono ripulire anche le spiagge. Ma in mare no. Il problema è che i rifiuti galleggianti non possono essere riciclati, sono molto degradati, e il riciclo costerebbe molto di più». L'Ue interviene con normative, che presto saranno in vigore anche in Italia, ma valide per le stoviglie monouso. Si tratta di un piccolo passo, che potrà portare a benefici, ma mancano direttive su sacchetti di plastica e bottiglie in pet. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino