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Dal Qatar una nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza
Il Qatar ha elaborato una nuova proposta per la liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, e stasera quella iniziativa sarà illustrata al gabinetto di guerra dal capo del Mossad David Barnea. Lo ha riferito la televisione commerciale Canale 13. Elaborata dopo un recente incontro a Doha fra il premier del Qatar e famiglie degli ostaggi, la proposta - secondo Canale 13 - include l'esilio da Gaza per alcuni dirigenti di Hamas, ma il movimento resterebbe attivo nel quadro di un 'orizzonte politicò per la Striscia. Tutti gli ostaggi sarebbero rilasciati, ma solo a scaglioni ed in parallelo con un ritiro totale di Israele da Gaza.
Presentato a Tel Aviv docu-reality #Nova sul massacro dei civili israeliani compiuto il 7 ottobre dai miliziani di Hamas
Cinquantadue minuti di terrore. Le immagini dal vivo del massacro compiuto da Hamas il 7 ottobre scorso al festival musicale di Reim - a ridosso di Gaza - dove furono uccisi 364 israeliani dai miliziani del gruppo terroristico. Il docu-reality, presentato oggi a Tel Aviv a giornalisti e diplomatici, si intitola #Nova (dal nome del festival) ed è costruito con le centinaia di video e di messaggini di chi nel corso di quell'appuntamento giovanile è stato ucciso, rapito o è sopravvissuto, ma anche con quelli delle Go-Pro degli stessi miliziani di Hamas poi catturati o uccisi.
Opera del regista Dan Pèer per l'emittente Yes, è una visione che difficilmente si può dimenticare e che fa comprendere molto di quello che è accaduto dopo con la guerra a Gaza. Immagini terribili e senza pietà - da Bataclan a cielo aperto, come sono state definite - che passano dall'iniziale gioia di vivere e divertirsi dei ragazzi al tragico caos cominciato con la pioggia di razzi lanciati da Hamas all'alba del 7 ottobre e continuato con l'arrivo dei miliziani al grido di 'Allah Akbar' e la fascia verde di Hamas intorno alla testa. A colpire non sono solo le immagini ma anche i testi dei messaggi inviati a genitori, amici o alla polizia: invocazioni disperate di aiuto, parole di amore, addii mormorati tra le lacrime, incredulità per una situazione inaspettata e inimmaginabile. I video della festa e quelli dell'arrivo di Hamas - come è stato spiegato dal regista - rivelano uno scontro di culture: da una parte la vita, dall'altra la morte. «Vorrei che fosse visto da ogni persona di età superiore ai 18 anni nel mondo - ha detto Pèer -. È un film che mostra l'olocausto accaduto a Reim». Ed è agghiacciante vedere alla fine del docu il destino di gran parte dei protagonisti involontari del film: tutti uccisi o rapiti, compresi i poliziotti israeliani accorsi nel tentativo di salvare i ragazzi.
Egitto, Giordania e Autorità nazionale palestinese (Anp) accusano Israele: "Gravi violazioni dei seti religiosi in Cisgiordania"
Egitto, Giordania e Autorità nazionale palestinese (Anp) hanno denunciato, durante il vertice svolto oggi ad Aqaba, «la gravità delle ostilità in Cisgiordania e le violazioni dei siti religiosi, che stanno aumentando le tensioni nella regione e potrebbero portare a una situazione incontrollabile». Lo ha riferito il portavoce della presidenza egiziana Ahmed Fahmy dopo il vertice tenuto oggi ad Aqaba tra il re giordano Abdallah, il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi e il presidente dell'Anp Abu Mazen. Egitto e Giordania hanno insistito sul loro rifiuto «di ogni piano israeliano che separi il destino di Gaza da quello della Cisgiordania». Hanno poi respinto «categoricamente qualsiasi sforzo, tentativo o proposta volta a liquidare la causa palestinese o a cacciare i palestinesi dalle loro terre, così come è stato affermato il rifiuto totale di qualsiasi tentativo di rioccupare parti di Gaza». È stata invece sottolineata la necessità di consentire il ritorno a casa della popolazione della Striscia di Gaza.
Durante il vertice, Al-Sisi - ha sottolineato il portavoce - ha detto che l'Egitto sta facendo ogni sforzo per «aprire il dialogo con tutte le parti in vista di un cessate il fuoco immediato a Gaza», evidenziando l'impegno dell'Egitto nel fornire, coordinare e consegnare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza e nell'accoglienza dei feriti.
Israele: "Dopo i successi a Gaza esercito pronto per combattere gli Hezbollah in Libano"
I risultati ottenuti dalle truppe israeliane nella Striscia di Gaza dimostrano la loro capacità di combattere, eventualmente, anche Hezbollah in Libano. Lo ha sottolineato il capo di Stato maggiore delle Idf, il generale Herzi Halevi, parlando alle truppe nell'enclave palestinese. «Qui vedo le capacità, so molto bene che voi sapete come affrontare qualsiasi problema a Gaza, non c'è un chilometro quadrato a Gaza in cui non sapete come entrare e distruggere», ha detto Halevi, citato dai media israeliani. «Dopo quello che avete fatto, non c'è villaggio in Libano, non ci sono aree fortificate in Libano in cui non possiate entrare e distruggere. Vi metteremo nei posti necessari e farete ciò che è necessario», ha aggiunto.
Unicef, Lucia Elmi: «Gli 800mila bambini ammassati a Gaza se non muoiono per i bombardamenti rischiano di morire per le malattie"
«Gli 800mila bambini che vivono ammassati nella Striscia di Gaza se non muoiono per i bombardamenti rischiano di morire per le malattie». A lanciare l'allarme parlando con l'Ansa è Lucia Elmi, la rappresentante speciale Unicef per lo Stato della Palestina che è stata per una settimana in missione nella striscia di Gaza. «Sono rientrata ieri notte - ha spiegato - ero nella città di Rafah nel sud, ho visitato diverse comunità. Abbiamo provato diverse volte ad andare al nord, dove ci sono ancora persone, ma tutte le volte le missioni non sono state permesse» «Nel sud, al confine con l'Egitto, vive 3/4 della popolazione praticamente ammassata - spiega - .Si vedono persone arrivare continuamente su carretti con materassi e qualche coperta. Gente che è stata sfollata di continuo, anche 5/6 volte che vive in condizioni estreme con tende, materiali di recupero, fogli di plastica. A Gaza non ci sono più praticamente alberi, ho visto ragazzini tagliarli. Il legname serve per cucinare, per scaldarsi e i rami per poggiarci le tende così come i pali della luce». «Sono 800mila bambini - prosegue - che vivono in condizioni assolutamente precarie che sono sfuggiti dai bombardamenti e ora sono in condizioni psicologiche molto preoccupanti. Ma soprattutto rischiano di morire per le malattie: i casi di diarrea sono raddoppiati e il più grande rischio è la malnutrizione severa e acuta per 135mila bambini. Per non parlare del fatto che sono tre mesi che questi bambini e adolescenti non vanno a scuola, mentre bisognerebbe ricominciare con una qualsiasi forma di apprendimento in sicurezza». Per questi motivi l' Unicef torna a chiedere «il cessate fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi, compresi due bambini, consentire gli aiuti umanitari senza impedimenti, soprattutto al nord della Striscia di Gaza». «Siamo preoccupati anche per la situazione in Cisgiordania, dove - ricorda Elmi - sono stati uccisi più di 80 bambini negli ultimi tre mesi». Nonostante le difficoltà Unicef continua a portare aiuti: «Abbiamo fornito acqua - sottolinea Elmi - a 1 milione e 300 mila persone e la settimana scorsa per la prima volta dall'inizio di questa guerra abbiamo portato 600mila dosi di vaccini per la polio, la tubercolosi, il tetano poichè le vaccinazioni erano state interrotte da tre mesi». L'immagine che ha colpito di più la rappresentante dell' Unicef durante la sua missione è che «c'erano bambini ovunque. Mentre camminavo per le strade per le visite di monitoraggio mi circondavano, volevano un contatto umano, giocare, stringermi la mano, mi sorridevano. È una cosa che da una parte strappa il cuore, ma dall'altra dà tanta speranza e motivazione per andare avanti».
Il Mattino