«Se la Francia vuole mettere a disposizione il proprio seggio nel Consiglio di sicurezza dell'Onu, parliamone e facciamolo nel contesto europeo, se davvero vogliamo dare...
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«Il nostro obiettivo non può essere quello di dare un seggio permanente in più a un singolo Parse europeo», incalza il premier italiano che di fronte alle polemiche scatenate contro Parigi da Di Maio e da Salvini si erge a mediatore ma a sua volta non rinuncia ad entrare nella contesa. La cui virulenza sala anche per effetto di dichiarazioni così, provenienti da Oltralpe: «Di Maio e Salvini? Parole insignificanti». Lo ha detto la ministra francese degli Affari europei, Nathalie Loiseau. Che rincara la dose: «Non vogliamo giocare al concorso di chi è più stupido. Con l'Italia abbiamo molte cose da fare e vogliamo continuare a farle. Mi recherò in Italia quando il clima si sarà calmato». E questo lo ha detto a chi le chiedeva se la Francia fosse pronta ad adottare eventuali ritorsioni contro l'Italia, ad esempio sul caso Stx-Fincantieri o sul dossier Alitalia. La durezza del governo macroniano, sempre per bocca della ministra degli Affari europei, è di questo tipo: «In Francia si dice che tutto ciò che è eccessivo è insignificante. Quando le dichiarazioni diventano eccessive per toni e quantità, diventano dunque insignificanti». E ancora: «Che cosa ci guadagnano gli italiani con le dichiarazioni di questi giorni? Contribuiscono forse al benessere del popolo italiano, che è generalmente l'obiettivo di ogni governo, queste parole? Non penso».
E altre osservazioni di Conte sono perfette per far venire l'orticaria a Macron. «L'opinione pubblica europea - spiega Conte - per anni ha considerato il progetto Ue come lo strumento per affrontare le grandi sfide e proteggere dal loro impatto negativo. Ma oggi questo progetto sta mettendo in dubbio la sua validità e credibilità». E il «popolo» è stanco. O meglio: «Gli italiani sono stati pazienti per molti anni, dando fiducia alle istituzioni politiche e tecniche europee». Ma a dispetto delle aspettative dei cittadini comunitari, la reale implementazione dell'euro è stata «molto diversa», ha incalzato Conte, sottolineando che il prezzo della stabilità è stato «un crescente debito pubblico» e «la frugalità di bilancio ha frenato la crescita del Pil». Ma ecco l'affondo populista: «C'è una parola chiave attorno alla quale abbiamo costruito la nostra visione politica e l'attività del nostro governo. E quella parola è Popolo». E in italiano, per sottolineare la forza della sua convinzione, Conte legge anche in italiano davanti alla platea del Forum di Davos il passaggio della Costituzione: «In Italia la sovranità appartiene al popolo».
Segue l'esortazione del premier: «Dobbiamo dare una risposta a tutto questo. Abbiamo bisogno di un nuovo umanesimo, una visione radicalmente nuova della politica, che metta al centro gli esseri umani, le famiglie, le comunità». Conclusione: «Questa è l'Europa che sogniamo. Un'Europa del popolo, fatta dal popolo e per il popolo». Il solco con l'anti-populismo di Macron sta così diventando abissale. E Conte che doveva essere il mediatore tra Roma e Parigi ha invece deciso di usare la benzina. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino