Roma. «Se qualche amministratore locale verrà domani a Rimini per sapere quando si vota, rimarrà deluso». Nel via vai di parlamentari ed esponenti del Pd...
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La proposta del Pd non cambia e resta ferma al Mattarellum, un sistema elettorale che ieri Romano Prodi ha di fatto rilanciato proponendo la costruzione di un sistema con collegi piccoli. Di fatto un «no» alle preferenze - che dovrebbero essere introdotte al Senato - ma anche al proporzionale. Berlusconi, che guida l'unico partito d'opposizione disponibile alla trattativa, resta invece fermo su un sistema proporzionale puro con sbarramento. «È l'unico modo per assicurare governabilità in un sistema tripolare», sostiene l'azzurro Sestino Giacomoni. La prossima settimana il Cavaliere riunirà a Roma la commissione elettorale del partito per fare il punto. L'ex premier non ha molta voglia di andare al voto ma soprattutto è disponibile a sedersi nuovamente al tavolo con il Pd per cercare un'intesa in grado di arginare i populismi.
Gli argomenti per riportare la Lega ad un'alleanza con Fi non mancano. A cominciare dalle molte giunte del Nord dove Fi e Lega governano insieme. Un argomento che ieri ha spinto Roberto Maroni, governatore della Lombardia, a rilanciare l'idea della lista unica e delle primarie. Un listone «sovranista» con Lega e FdI della Meloni, che non entusiasma il Cavaliere e che qualcuno in Fi pensa di arginare schierando il super-europeista Antonio Tajani - ora presidente del Parlamento Europeo - come possibile candidato premier.
Un «marciare divisi per colpire uniti» che prevede il riassorbimento della Lega nella lista di centrodestra e un listone del Pd che alla Camera metta insieme esponenti della sinistra come Vendola a Pisapia. A Renzi la guida di una sorta di «Fronte Democratico» con una netta connotazione riformista e di sinistra che richiama la vocazione maggioritaria e che promette novità radicali specie sul fronte fiscale e della tassazione.
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Il Mattino