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È stato fermato all’alba di ieri dagli agenti della Squadra Mobile che sono arrivati a lui anche grazie al prezioso contributo della sorella. Di materiale gli investigatori, negli ultimi due giorni, ne avevano acquisito tantissimo, ma è stata quella telefonata che Francesca De Pau ha fatto ai carabinieri della stazione Monte Mario a portare gli agenti della Questura ad Ottavia, periferia Ovest della Capitale, in cerca di un uomo che da sospettato è stato fermato con l’accusa di triplice omicidio volontario aggravato. Sua sarebbe la responsabilità della morte delle due prostitute cinesi (di cui resta sconosciuta ancora l’identità) e di quella colombiana, Martha Castano Torres, che avrebbe compiuto 60 anni domani, trovate cadaveri giovedì mattina a distanza di poche ore tra via Augusto Riboty e via Durazzo, quartiere Prati. L’uomo si chiama Giandavide De Pau, 51 anni, e il suo nome è già salito agli onori delle cronache per vicende giudiziarie, alcune ancora in corso, che lo vedevano prima vicino a Massimo Carminati, ai tempi dell’inchiesta “Mondo di mezzo”, e poi a Michele Senese, il boss di camorra sempre ai vertici della criminalità organizzata romana pure da dietro le sbarre. «Ha guidato solo un’auto», diceva ieri la madre su quell’incontro datato e immortalato dai carabinieri del Ros, in cui il figlio era proprio tra Senese e Carminati. Lui invece ha la mente ottenebrata. Di quel giorno, durante l’interrogatorio-fiume, ricorda solo di essere entrato nell’appartamento al primo piano di via Riboty, quello dove da almeno dieci anni le due cinesi esercitavano la professione. E con i familiari parla di «tanto sangue» e di un uomo che era già in casa, ma la Squadra Mobile ha arrestato solo lui, sotto il coordinamento del procuratore Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Michele Prestipino.
È quasi l’alba di sabato mattina quando gli agenti salgono al primo piano di una palazzina di Ottavia. De Pau è arrivato solo da poche ore a casa della madre, non sa che la sorella ha avvisato i carabinieri, non sa solo che la polizia ha in mano il suo cellulare, ritrovato nell’appartamento delle cinesi. Inizia a proferire frase confuse, sconnesse fino a chiudere: «Fatemi dormire un’ora».
L’ARRESTO
La Mobile lo preleva, lui non oppone resistenza.
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Il Mattino