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Per sette ore, negli uffici della Questura, ha raccontato di non ricordare nulla degli omicidi che, per l’accusa, aveva commesso due giorni prima. Ma dalle indagini sta emergendo il contrario. Perché dopo avere ucciso tre escort in pieno giorno nel centralissimo quartiere Prati di Roma, Giandavide De Pau avrebbe agito con sprazzi di lucidità. Secondo gli inquirenti stava cercando di scappare all’estero. Per questo motivo, dopo i delitti, avrebbe raggiunto l’amica cubana con la quale aveva consumato massicce quantità di droghe la sera prima di uccidere: avrebbe promesso o dato alla donna 600 euro per farsi procurare un passaporto falso con il quale lasciare il Paese. De Pau, 51 anni, ex autista del boss Michele Senese, sapeva che era solo questione di ore prima che le manette venissero strette intorno ai suoi polsi.
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PERICOLO DI FUGA
Il pericolo di fuga è una delle motivazioni con cui la pm Antonella Pandolfi ha chiesto al gip di convalidare il fermo dell’indagato, accusato di triplice omicidio volontario aggravato. Ma nel decreto il magistrato sottolinea anche l’elevatissimo rischio di reiterazione del reato: giovedì scorso De Pau ha ucciso tre donne che si trovavano in due appartamenti diversi e in passato - nel 2006 - è stato accusato anche di stupro. Se lasciato libero potrebbe colpire di nuovo, come dimostrato da quella che i magistrati definiscono un’indole estremamente violenta. Gli investigatori stanno analizzando anche diversi cold case rimasti irrisolti, fatti di sangue che abbiano come vittime prostitute, per verificare eventuali collegamenti con il cinquantunenne.
LE VITTIME
Intanto sono state ufficialmente identificate le due escort cinesi, le prime vittime di De Pau, uccise giovedì mattina in un appartamento in via Riboty 28, dove l’uomo aveva preso appuntamento con loro: si tratta di Li Yan Rong, 55 anni, detta Lia, e Yang Junxia, 45 anni.
L’INTERROGATORIO
Questa mattina De Pau verrà interrogato dal gip nel carcere di Regina Coeli, assistito dall’avvocato Alessandro De Federicis. In questi giorni è sempre rimasto nell’infermeria dell’istituto penitenziario, guardato a vista. «Speriamo che non lo mettano in cella con noi», hanno detto alcuni detenuti. In Questura, dove è stato sentito sabato per sette ore, il presunto killer ha continuato a ripetere di avere avuto un blackout, di non ricordare quasi nulla. Non ha mai ammesso gli omicidi. Anzi: ha sostenuto di avere cercato di tamponare la ferita alla gola di una delle due donne cinesi trovata nuda sul pianerottolo di via Riboty 28, in un lago di sangue dopo avere visto la figura di un fantomatico uomo apparire e scomparire nel nulla. Ha detto di avere preso appuntamento con le due orientali, mentre ha negato di essere andato in via Durazzo. Una ricostruzione smentita dai filmati delle telecamere di sorveglianza estrapolati da locali e attività commerciali, che hanno permesso agli investigatori di collocare De Pau sulla scena di entrambi i delitti. Di fronte al gip Antonella Minunni, ora, l’uomo, che in passato ha avuto ricoveri psichiatrici, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.
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