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Killer Roma, De Pau cercava un passaporto falso: avrebbe dato a un’amica 600 euro. Voleva fuggire all’estero

Il pm: «Pericolo di fuga, indole violenta». Oggi l’interrogatorio di convalida con il gip

Killer Roma, De Pau cercava un passaporto falso: avrebbe dato a un amica 600 euro. Voleva fuggire all estero
Killer Roma, De Pau cercava un passaporto falso: avrebbe dato a un’amica 600 euro. Voleva fuggire all’estero
di Michela Allegri e Alessia Marani
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 23 Novembre 2022, 00:16 - Ultimo agg. : 13:03
4 Minuti di Lettura

Per sette ore, negli uffici della Questura, ha raccontato di non ricordare nulla degli omicidi che, per l’accusa, aveva commesso due giorni prima. Ma dalle indagini sta emergendo il contrario. Perché dopo avere ucciso tre escort in pieno giorno nel centralissimo quartiere Prati di Roma, Giandavide De Pau avrebbe agito con sprazzi di lucidità. Secondo gli inquirenti stava cercando di scappare all’estero. Per questo motivo, dopo i delitti, avrebbe raggiunto l’amica cubana con la quale aveva consumato massicce quantità di droghe la sera prima di uccidere: avrebbe promesso o dato alla donna 600 euro per farsi procurare un passaporto falso con il quale lasciare il Paese. De Pau, 51 anni, ex autista del boss Michele Senese, sapeva che era solo questione di ore prima che le manette venissero strette intorno ai suoi polsi.

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PERICOLO DI FUGA

Il pericolo di fuga è una delle motivazioni con cui la pm Antonella Pandolfi ha chiesto al gip di convalidare il fermo dell’indagato, accusato di triplice omicidio volontario aggravato. Ma nel decreto il magistrato sottolinea anche l’elevatissimo rischio di reiterazione del reato: giovedì scorso De Pau ha ucciso tre donne che si trovavano in due appartamenti diversi e in passato - nel 2006 - è stato accusato anche di stupro. Se lasciato libero potrebbe colpire di nuovo, come dimostrato da quella che i magistrati definiscono un’indole estremamente violenta. Gli investigatori stanno analizzando anche diversi cold case rimasti irrisolti, fatti di sangue che abbiano come vittime prostitute, per verificare eventuali collegamenti con il cinquantunenne.

 

LE VITTIME

Intanto sono state ufficialmente identificate le due escort cinesi, le prime vittime di De Pau, uccise giovedì mattina in un appartamento in via Riboty 28, dove l’uomo aveva preso appuntamento con loro: si tratta di Li Yan Rong, 55 anni, detta Lia, e Yang Junxia, 45 anni. Nell’appartamento di via Riboty è stato trovato il passaporto di Lia, mentre per capire l’identità della quarantacinquenne sono state utilizzate le impronte lasciate nella casa, che sono state confrontate con quelle fornite per ottenere il permesso di soggiorno. La terza vittima, Martha Castano Torres, era in un appartamento in via Durazzo, a 850 metri di distanza. Aveva già visto De Pau in passato: a metterlo in contatto con lei sarebbe stata l’amica cubana del cinquantunenne, la stessa che lui ha raggiunto dopo gli omicidi in un B&B in via Milazzo, zona Termini, e che potrebbe averlo aiutato a organizzare la fuga. Una fuga fermata anche da un incidente. De Pau, infatti, dopo i delitti, era risalito a bordo della Toyota IQ intestata alla mamma e poi rinvenuta lunedì in un deposito giudiziario sulla Prenestina dalla Squadra mobile: era ammaccata in più parti, quasi distrutta. De Pau, infatti, avrebbe avuto un incidente dopo i delitti. Da chiarire ancora la dinamica esatta. Ma a quanto pare si sarebbe capottato con l’auto in zona Marconi per poi abbandonare la vettura fatta portare successivamente, il venerdì, probabilmente dalla polizia locale, in deposito. Quindi, avrebbe vagato a piedi salendo poi su un taxi per raggiungere l’amica in via Milazzo. A bordo dell’auto è stato trovato un coltello da cucina, che verrà analizzato, ma che non sembra essere l’arma del delitto: a un primo esame la lama non è compatibile con le ferite trovate sul corpo delle tre vittime. Sui sedili, sul volante e sul cambio sono invece state trovate tracce di sangue. 

L’INTERROGATORIO

Questa mattina De Pau verrà interrogato dal gip nel carcere di Regina Coeli, assistito dall’avvocato Alessandro De Federicis. In questi giorni è sempre rimasto nell’infermeria dell’istituto penitenziario, guardato a vista. «Speriamo che non lo mettano in cella con noi», hanno detto alcuni detenuti. In Questura, dove è stato sentito sabato per sette ore, il presunto killer ha continuato a ripetere di avere avuto un blackout, di non ricordare quasi nulla. Non ha mai ammesso gli omicidi. Anzi: ha sostenuto di avere cercato di tamponare la ferita alla gola di una delle due donne cinesi trovata nuda sul pianerottolo di via Riboty 28, in un lago di sangue dopo avere visto la figura di un fantomatico uomo apparire e scomparire nel nulla. Ha detto di avere preso appuntamento con le due orientali, mentre ha negato di essere andato in via Durazzo. Una ricostruzione smentita dai filmati delle telecamere di sorveglianza estrapolati da locali e attività commerciali, che hanno permesso agli investigatori di collocare De Pau sulla scena di entrambi i delitti. Di fronte al gip Antonella Minunni, ora, l’uomo, che in passato ha avuto ricoveri psichiatrici, potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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