Corea del Nord, la sorella di Kim Jong un declassata? È la grande assente al Politburo

Image: Joint Inter-Korean Summit Press Corps
Durante i lavori dell'Ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori il nome della sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong un è stato escluso dalla lista dei membri del...

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Durante i lavori dell'Ottavo Congresso del Partito dei Lavoratori il nome della sorella del dittatore nordcoreano Kim Jong un è stato escluso dalla lista dei membri del Politburo, il più alto organo politico dotato di poteri decisionali in Corea del Nord. 

Nel 2017, per la prima volta, Kim Yo jong era stata eletta come membro supplente del Politburo. Seconda donna, dopo Kim Kyong hui, sorella del padre dei fratelli Kim, il caro leader Kim Jong il, a entrare nell'esclusivo organo politico. L'esclusione dalla lista è stata descritta come una retrocessione dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap. La sorella di Kim conserva tuttavia la carica di membro del Comitato centrale, un ruolo che le conferisce ancora grande influenza. Secondo il sito specializzato NK News, la giovane Kim Yo jong sarebbe stata eletta nel Comitato centrale e si posizionerebbe al numero 20. 

Durante il Congresso del Partito è apparsa ancora una volta accanto al fratello maggiore, posizione che le garantisce un certo status. I segnali, dunque, non sono univoci. Kim Yo jong potrebbe essere rinominata membro del Politburo e l'assenza dalla lista non esclude future promozioni. Nella storia della Corea del Nord non mancano certo figure passate dalle stelle alle stalle, o meglio alle purghe. Una delle storie più note è quella dello zio di Kim Jong un, Jang Song thaek, eliminato dal nipote a cui avrebbe dovuto fare da mentore e marito della sorella del caro leader, Kim Kyong hui. Per adesso, la caduta in disgrazia non sembra una prospettiva per la principessa Kim e sembra piuttosto improbabile che il regime ora voglia fare a meno di lei.

La figura di Kim Yo jong era stata esaltata, non a caso, a cavallo tra fine aprire e inizio maggio 2020, durante la lunga assenza del fratello, molto probabilmente malato. Nonostante fosse una donna, Kim Yo jong era stata indicata come possibile numero due del regime, perché prima nella linea di successione, garantendo così alla dittatura ereditaria nordcoreana sopravvivenza e legittimità agli occhi di tutto il mondo, convinto, a torto, che Kim fosse in fin di vita o già cadavere. Kim Yo jong era poi scomparsa e riapparsa, mancando ad agosto importanti riunioni del Politburo. 

Ad ogni modo, la sorella del dittatore potrebbe aver pagato per la linea troppo aggressiva assunta con la Corea del Sud a giugno, quando sui canali della propaganda si è resa responsabile del taglio delle comunicazioni con il Sud e dell'esplosione dell'ufficio di collegamento inter-coreano, simbolo della distensione tra le due Coree. In quel frangente, Kim Yo jong si è assunta il ruolo di «poliziotto cattivo», permettendo al fratello di intervenire per abbassare i toni. È possibile, quindi, che il regime si serva di lei quando occorre. Come è possibile che sia in corso «un'operazione riequilibrio» pensata per non oscurare il fratello, promosso intanto a segretario generale del partito, lo stesso titolo assunto dal padre, Kim Jong Il. Il leader nordcoreano rafforza così la propria presa sul Partito, confermando la preferenza per una gestione del potere più istituzionale e formale. 

Kim Yo Jong era a capo della delegazione della Corea del Nord durante le Olimpiadi invernali in Corea del Sud nel 2018, l'anno che sembrava promettere tanto nelle relazioni tra il regime, il Sud e gli Stati Uniti. In quell'occasione, divenne il primo membro della famiglia Kim a mettere piede nella Corea del Sud, dove strinse la mano al presidente sudcoreano Moon Jae-in. Kim Yo jong si era così presentata come il volto del temporaneo disgelo nei rapporti con Seoul, in una stagione di apertura del regime al resto del mondo che portò ai summit tra tra Kim Jong un e il presidente statunitense Donald Trump. La giovane Kim era presente anche durante gli storici summit tra il Capo della Casa Bianca e il dittatore nordcoreano, culminati con un nulla di fatto in Vietnam nel febbraio del 2019.  

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Il Mattino