Oscar Perez, l'ex poliziotto che si era alzato in armi contro il governo di Nicolas Maduro, è stato ucciso oggi dalle forze di sicurezza venezuelana nell'assedio in...
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La parabola di Oscar Perez è stata breve, ma clamorosa. Sette mesi fa era diventato famoso per aver sorvolato Caracas in elicottero per chiamare alla rivolta contro il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Lo scorso 27 giugno, a bordo di un elicottero della polizia - che portava come bandiera l'articolo della Costituzione venezuelana che ordina al popolo la ribellione contri chi abusa del potere - Perez sorvolò il centro di Caracas per ore senza essere intercettato. Dal velivolo, i poliziotti ribelli lanciarono granate sulla sede della Corte Suprema e sparato contro il ministero degli Interni e della Giustizia, senza causare vittime. Maduro denunciò che si trattava di un ennesimo complotto finanziato dagli Usa e lo proclamò «il peggiore dei traditori».
Scomparso senza lasciare traccia, Perez era quindi passato alla clandestinità, facendosi tuttavia vedere in varie occasioni: ha visitato una protesta dell'opposizione nell'Est di Caracas e ha pubblicato vari video chiamando alla rivolta armata contro Maduro, in unione del popolo e delle Forze Armate. Poi, lo scorso 19 dicembre, il colpo grosso. Perez e i suoi uomini hanno preso d'assalto un'unità della Guardia Nazionale, neutralizzando le guardie e rubando armi da guerra dall'arsenale. In quell'occasione Maduro annunciò in tv che l'ex poliziotto era ormai diventato «il nemico pubblico numero 1 della Patria». Fino a quando Perez è finito accerchiato da un'impressionante operazione di sicurezza nel quartiere periferico di El Junquito, nell'ovest di Caracas, dove dalla notte scorsa i vicini parlavano sui social di «zona militarizzata» e spari a continuazione. Secondo la versione ufficiale dei fatti, Perez e i suoi ribelli hanno attaccato la polizia mentre si negoziava la loro resa. Nei suoi ultimi video Perez ha raccontato la versione esattamente opposta. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino