Non sempre dà sollievo e consolazione (nonché spinta a pensare) leggere i documenti celebrativi di un evento, su questo riflettevo scorrendo con la dovuta attenzione...
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Per questa ragione, non voglio tornare ad elencare le ragioni della crisi che attanaglia l’Unione e che si sono ripetute in questi mesi fino alla noia, sappiamo a memoria, Brexit, Trump, populismi antieuropei, euro che funziona male, immigrazione irrisolta, terrorismo, Schengen in difficoltà insieme al tema delle frontiere, e si potrebbe continuare, ma verrei meno alla promessa. Tutte cose fondamentali, allo stesso modo in cui è fondato, ma anche un po’ noioso, ricordare tutto ciò che di bene ha fatto l’Europa nei sessant’anni della sua esistenza: pace per la prima volta nella sua storia; libertà politica assicurata nel continente; circolazione di tanti giovani (ci ricordiamo, o no, della «nostra» giovinezza? E mi rivolgo ai miei coetanei e non solo a loro); una protezione sociale che, nonostante la crisi che attraversa, è ancora tra le migliori del mondo; una immensa potenza commerciale; e la controfaccia di alcuni tra quegli stessi elementi che stanno nella filiera del negativo, come avviene per l’euro. Moneta difficile, dicevo prima, ma molti si chiedono: avrebbero retto le nostre economie e le nostre monete nazionali nell’impatto con la globalizzazione senza di esso? Domanda alla quale è impossibile rispondere, ma tutt altro che priva di senso.
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