La Lega di prima era un Carroccio schiacciasassi. Questa di adesso, nonostante l'ostentazione della forza qui a Catania con tutti a sostegno di Matteo Salvini in tribunale,...
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Dunque siete pronti ad uscire dal vostro isolamento, a superare il ghetto di Identità e democrazia che condividete con la Le Pen, mentre la Meloni presiede i Conservatori e riformisti e s'è piazzata al centro della scena? «Io non dico - osserva Giorgetti - che dobbiamo entrare nel Ppe. Ma dico che dobbiamo porci delle domande. La Lega non è un partito come quello della Le Pen, che ha guidato al massimo qualche città francese. Siamo il primo partito italiano, amministriamo con i nostri alleati 15 regioni, siamo una forza di governo nazionale da molto tempo e lo eravamo fino allo scorso anno. Il mio discorso è questo. L'Europa va dove va il Ppe e il Ppe va dove va la Cdu. Il partito merkeliano farà il suo congresso, e io voglio vedere che tipo di trasformazione avrà perché può andare verso un dialogo con i Verdi, o prendere altri indirizzi per noi più interessanti. Ecco, va capito dove si rivolge quel partito che fa l'Europa e dialogarci».
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Sembra che Giorgetti stia dicendo che la Lega è pronta a entrare nel Ppe, anche se Salvini ha detto che così non è. Ma il responsabile Esteri del partito, e uomo di relazioni ad ampio raggio, non ha nessuna intenzione di mettersi a bisticciare con Matteo: non è il suo stile. Si limita, ma non è poco, e anzi questo può segnare una discontinuità profonda e rappresentare una mossa per rispondere all'Opa sulla coalizione del centrodestra e sulla leadership salvinista lanciata dalla Meloni, a ragionare così nel retropalco: «Dobbiamo farci conoscere dal Ppe. Quello è un partitone dove c'è di tutto. C'è Orban che la pensa come noi. Ci sono i bavaresi della Csu che parlano come Zaia. Io penso, per dirla con semplicità, che dobbiamo entrare a curiosare nella discoteca Ppe, dobbiamo capire e poi magari, chissà, col tempo finiremo pure per fidanzarci». Ma Giorgetti, lei sa che Salvini è di altro avviso? «Matteo non può non essere d'accordo, ha solo smentito che la Lega entra nel Ppe».
Di fatto esistono ormai due Leghe: una che vorrebbe continuare a testa bassa nel non moderatismo che non sta portando frutti, e un'altra che cerca di adottare uno sguardo più lungimirante. Giorgetti è della seconda scuola. E comunque, per condividerli o meno anche gli altri big del Carroccio - da Lorenzo Fontana a Gian Marco Centinaio, in queste ore di prova di forza ma anche di intima fragilità - fanno gli stessi ragionamenti di Giorgetti, ossia cercano un nuovo senso alla Lega. Sennò «la Meloni ci sbrana», come dicono in molti qui a Catania. Giorgetti manifesta un timore: «Con la legge proporzionale finiamo tagliati fuori. O ci spostiamo un po' al centro oppure ci annientano». Ma Salvini lo farà? «La linea politica la decide lui». Matteo, però, è sotto attacco giudiziario su tutti i campi, soldi alla Lega e inchieste varie. La sua leadership non rischia di indebolirsi pesantemente? «Una cosa è certa, le inchieste sulla Lega non porteranno a nulla di nulla, abbiamo la coscienza a posto. Quanto all'accanimento su Salvini, purtroppo quando ti picchiano, ti picchiano e ti picchiano, ti fanno male...».
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Il Mattino