Il M5S, grande sconfitto delle Europee, determinante per l'elezione di Ursula von der Leyen. La Lega trionfatrice del 26 maggio ferma sul no e condannata ad una partita...
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Parole sulle quali, per il momento, né il M5S né Conte scelgono di intervenire. Ma da Palazzo Chigi si osserva che se da un lato il premier non può certo imporre alla Lega il profilo da votare, dall'altro nelle trattative con i suoi omologhi ha lavorato con il massimo sforzo per difendere gli interessi nazionali. Ora però in Europa le strade di Lega e M5S si dividono ufficialmente. E il rischio è che l'azione di Conte ne risulti pesantemente danneggiata nei negoziati, a partire da quello per il commissario. I portafogli su cui punta l'Italia restano quelli della Concorrenza (depotenziata), del Commercio e dell'Industria. Con la seconda opzione data in ascesa nelle ultime ore e il jolly Agricoltura tutt'altro che tramontato. È il nome da proporre che, ora, diventa un rebus. La Lega, al momento, non devia dalla scelta ufficiosa di Giancarlo Giorgetti ma tutto dipenderà dal portafoglio assegnato all'Italia e dalle possibilità che un esponente politico leghista avrà di superare il vaglio di von der Leyen e dello stesso Europarlamento. Il rischio, per Salvini, è che alla fine la nuova Europa lo costringa a scegliere un tecnico. «Sono loro, non noi, a costruire muri contro chi ha vinto le elezioni», osservava una fonte leghista già in mattinata illustrando la «grande paura» sulle trattative per il commissario italiano.
Dossier sul quale nelle stesse ore in cui la Lega maturava il suo voto contrario a Strasburgo lavorava il ministro per gli Affari Ue Lorenzo Fontana, che ha incontrato i capodelegazione dei partiti italiani e diversi funzionari. E sebbene lo stesso Fontana leghi il no dei salviniani al discorso di von der Leyen («spostato troppo a sinistra») e non al nodo del commissario, è probabile che la decisione sia maturata proprio nella consapevolezza che il sì evocato ufficiosamente nei giorni scorsi non avrebbe facilitato le trattative per la Lega. «Era una partita non semplice a prescindere...», osserva Fontana. E il M5S? Celebra la sua svolta europeista con un voto clamoroso nel quale si scopre «ago della bilancia» per la nuova Europa. Un voto, quello del M5S, che apre la strada per l'ingresso in un gruppo (i liberali?) e che propone un asse, quello con il Pd, che dalle parti della Lega suona come un'arma di ricatto anti-urne.
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Il Mattino