Fornire un'alternativa all'aborto puntando sull'adozione. Rilanciare il ruolo del nucleo familiare «composto da mamma e papà» e combattere il calo...
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A poco più di 40 anni dalla legge sull'aborto la Lega punta ad «aprire un precedente» legislativo. La premessa del testo non risparmia affatto critiche alla 194 che «si proponeva di contrastare l'aborto clandestino» ed invece ha contribuito «solo ad aumentare il ricorso all'aborto quale strumento contraccettivo». Gli esponenti del Carroccio lamentano la mancanza di informazioni sulle possibili alternative all'aborto («adozione in anonimato, aiuti economici, assistenza psicologica, ricerca di un lavoro») e sottolineano che «nel periodo 1990-2010 gli aborti oltre la dodicesima settimana sono cresciuti del 182 per cento e costituiscono il 27 per cento di tutti gli aborti» mentre «il numero di aborti clandestini delle donne italiane è stimato tra 12.000 e 15.000» (tra 3.000 e 5.000 quello che riguarda le straniere). Secondo i promotori della proposta mancherebbe all'appello «una popolazione di 6 milioni di bambini che avrebbero impedito il sorgere dell'attuale crisi demografica». E preoccupano i dati secondo i quali il numero degli aborti «delle ragazze fino a 18 anni è cresciuto del 45,2 per cento, quello delle ragazze fino a 15 anni del 112,2 per cento». Preoccupa anche che «l'obiezione di coscienza sia oggetto di pressioni da parte di gruppi ideologizzati». «Con la pillola abortiva RU486 si vuole permettere un aborto fai da te», la denuncia.
L'obiettivo della legge è quello di «coniugare l'elevato numero di concepiti indesiderati e il desiderio reale» di coppie disponibili all'adozione nazionale che potranno presentare apposita domanda al tribunale per i minorenni, specificando «l'eventuale disponibilità all'adozione anche qualora sussistano previsioni di anomalie o di malformazioni del concepito» (la domanda ha una validità di cinque anni e può essere rinnovata). Alla donna che intende abortire «è data la possibilità di evitare l'interruzione volontaria di gravidanza in considerazione dell'immediato inserimento del nascituro in una famiglia adottiva». Lo stato di adottabilità del concepito «viene disposto con rito abbreviato, con decreto del tribunale» ma la donna «fino al momento della nascita e nei sette giorni successivi, può sempre e liberamente revocare il proprio consenso».
«Non si lede nessun diritto», sostengono i leghisti. Solo dopo il termine di 7 giorni il tribunale per i minorenni «sceglie la coppia tra un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito e dispone l'affidamento preadottivo» alla coppia che assume «l'ufficio di tutore del minore». Il tribunale per i minorenni «decorsi due anni dall'affidamento, eventualmente prorogabili di altri due», decide poi sull'adozione. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino