Taglio netto con i rami secchi e la vecchia gestione. Niente più Lega nord per l'Indipendenza della Padania. Si chiamerà solo Lega. Il marchio ovvero il simbolo...
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La verità è che l'affondo giudiziario, seppur previsto, ha gettato nel panico tutto lo stato maggiore. «Abbiamo le mani legate, non sappiamo come muoverci, vogliono demolirci», il ragionamento. L'obiettivo è quello di andare fino in fondo, alla fine di qualsiasi grado di giudizio, vendere cara la pelle. Il muro contro muro è con la magistratura. Perché la Lega aveva tentato anche la strada della fidejussione del patrimonio. Per la serie prendetevi la sede di via Bellerio. «Ci hanno detto che non andava bene questa soluzione», viene spiegato. Ma le motivazioni depositate in Corte di Cassazione riguardanti la sentenza dello scorso 12 aprile (la Lega ha potuto visionarle solo ieri) mettono a rischio la stessa sopravvivenza del partito. Da qui la soluzione di cambiare la personalità giuridica. Nuovo corso.
Il dossier è sul tavolo di Giorgetti e Calderoli. Ma fino alla pronuncia del Tribunale del riesame di Genova non ci sarà alcuna decisione finale. «La strada però è quella di tagliare con l'era Bossi-Belsito», rilanciano dal Carroccio. Il Senatur si difende. «E' una cosa montata. Io non ho preso nulla. La magistratura fa bene ad andare avanti ma deve stare attenta perché il terreno è minato, la gente è con noi», ha confidato ieri a palazzo Madama.
L'allarme e' altissimo. Ogni tesserato ha versato 40 euro, i parlamentari come contributo volontario versano circa 3mila euro nelle casse del partito. Il 2 per mille è già stato versato su un nuovo codice ma ora la mission e' quella di togliere alla magistratura qualsiasi possibilità di bloccare i conti correnti della Lega. «La magistratura riferisce un altro big contesta irregolarità per 300mila euro ma nel frattempo alza sempre di più il tiro. E' chiaro l'intento di eliminarci». Il partito rischia la paralisi. In vista delle Europee e di altri appuntamenti importanti sul territorio. «Noi siamo abituati ad andare avanti con nulla ma così è assurdo», si lamenta anche Borghi. Il Carroccio è pronto ad adire a vie legali, civili e penali, ma al momento non è prevista alcuna mobilitazione. «Soltanto avverte un ministro che la magistratura deve stare attenta. Se i nostri scendono in piazza si rischia che la tensioni aumenti».
Spiega il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi: «Il provvedimento di sequestro sarà esecutivo solo quando si esaurirà ogni grado di giudizio. Perciò il dato tecnico è che questa decisione diventa eseguibile a condizione che la sentenza del Riesame segua il principio affermato dalla Cassazione». I pm chiedono la confisca dei fondi che affluiranno nelle casse del Carroccio fino al raggiungimento di 49 milioni, cifra ritenuta il provento della presunta truffa allo Stato per rimborsi elettorali non dovuti, costati una condanna in primo grado al fondatore Umberto Bossi e all'ex tesoriere Francesco Belsito. Sulla questione dunque bisogna attendere il verdetto dei giudici del Riesame (il tribunale della Toscana, per il denaro relativo alla regione, ha fissato l'udienza il 16 giugno), che può comunque essere di nuovo impugnato in terzo grado. La vicenda si preannuncia lunga. Fino a ora è stato sequestrato un milione e mezzo di euro, per effetto del blocco cautelativo disposto dal pm Paola Calleri due mesi dopo la condanna, e secondo gli avvocati della Lega non si può andare oltre perché gli introiti futuri non sono frutto di reato. Nella sentenza tuttavia la Cassazione fissa precisi paletti e viene considerata remota l'ipotesi che il Riesame ribaldi la sentenza e si pronunci a favore del partito. Le ripercussioni sui conti sarebbero pesanti, considerato che il Carroccio ha chiuso il bilancio 2017 con liquidità per soli 41 mila euro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino