M5S, Conte sceglie le donne: Appendino e Azzolina verso la vicepresidenza

M5S, Conte sceglie le donne: Appendino e Azzolina verso la vicepresidenza
È il momento delle donne nel Movimento. Lo ha deciso Giuseppe Conte che intende, anche su questo punto, allinearsi ad Enrico Letta e assegnare i ruoli apicali a...

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È il momento delle donne nel Movimento. Lo ha deciso Giuseppe Conte che intende, anche su questo punto, allinearsi ad Enrico Letta e assegnare i ruoli apicali a personalità di spicco come Lucia Azzolina, ex ministra dell'Istruzione e Chiara Appendino, sindaca di Torino ai saluti con la città piemontese. Sono proprio i loro nomi, infatti, a figurare tra le probabili scelte dell'ex premier per i tre vice presidenti che lo affiancheranno. La terza scelta, invece, dovrebbe ricadere su Stefano Patuanelli.

Quella di Chiara Appendino è una nomina che, negli ambienti 5 stelle, danno praticamente per certa anche perché la sindaca di Torino è stata da sempre una promotrice dell'alleanza tra pentastellati e dem. Per Lucia Azzolina, invece, che gode della stima non solo dell'ex premier, ma anche dell'intero gruppo degli eletti in parlamento, si deciderà nei prossimi giorni. Il terzo vice, per Giuseppe Conte, è uomo di fiducia ma anche collante con il partito democratico. I vice presidenti sarebbero dunque tre figure che strizzano l'occhio a sinistra, direzione verso la quale Giuseppe Conte ha interesse rinsaldare i rapporti in vista delle amministrative, ma anche della costruzione di una grande area progressista. La nuova struttura del Movimento sarà poi completata da un comitato all'interno del quale ci saranno nominati per diritto, come i capigruppo di Camera e Senato, i capi delegazione in Europa, i rappresentati dei comuni e delle regioni: tra loro è molto quotata la nomina di Roberta Lombardi

Nei prossimi giorni, Giuseppe Conte chiarirà se i ministri del governo possano anche avere un ruolo attivo nella struttura piramidale che sta costruendo, tassello dopo tassello, in queste ore. Anche il nome di Paola Taverna circola tra i bene informati come componente del comitato che affiancherà il presidente e suoi tre vice. «Gli sgomitatori, quelli che ambiscono alla nomina, ma non la otterranno, sono tanti», spiega una fonte intera. E riferisce di Stefano Buffagni che lavora alacremente per accelerare il sodalizio con i dem per le elezioni amministrative a Milano, e tornare così da Giuseppe Conte con un risultato apprezzabile per le mani. Ma c'è anche Vincenzo Spadafora: «I rapporti tra lui e Conte sono tesi e, ogni giorno in aula, passa almeno un'ora a discutere con Alfonso Bonafede in un angolo», racconta un deputato di lungo corso.

Ma anche l'ex ministro della giustizia è in attesa di un riconoscimento. Si parla di lui come futuro capogruppo alla Camera per sostituire Davide Crippa, quest'ultimo troppo super partes per i gusti di Conte che vorrebbe invece un suo uomo in quel ruolo. E se l'ex premier ancora non ha sciolto alcune riserve, di certo il garante Beppe Grillo, per l'area di sua competenza ha già scelto: saranno Roberto Fico, Luigi Di Maio e Virginia Raggi a comporre il comitato di garanzia. Un altro nome che Grillo sembrerebbe voler riconfermare come tesoriere del gruppo è Claudio Cominardi, originariamente uomo di Vito Crimi, filo diretto oggi tra Grillo e il gruppo degli eletti.

È data per certa, anche, l'uscita definitiva di scena di Vito Crimi: i suoi rapporti con il garante sono ormai nulli e i dissapori insanabili. E sembrerebbe che lo stesso senatore non voglia più avere alcuna responsabilità all'interno del partito. Non è chiaro, al momento, se Riccardo Fraccaro possa far parte della nuova struttura: l'ex ministro si è recentemente distaccato da Giuseppe Conte e ne avrebbe criticato, in più occasioni, anche le scelte. Un'altra partita che si consumerà a suon di nomine è quella dell'elezione dei prossimi capigruppo di Camera e Senato: si terrà tra ottobre e novembre e l'ex premier avrà bisogno di suoi uomini leali e in grado di tenere insieme gli eletti. Saranno scelte decisive per Giuseppe Conte che oltre alla carica da presidente, ha bisogno di tenere le fila soprattutto nelle aule di Camera e Senato. Perché le dinamiche interne sono complesse e lì il gruppo rischia di spaccarsi. Ed è lì che intende dimostrare la forza di questa nuova leadership e di un partito tutto rinnovato, almeno nella struttura.

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Il Mattino