Un duro colpo al Made in Italy. Sono furiosi gli imprenditori del settore moda-casa (abbigliamento, calzature, mobili, gioielleria, ceramiche). Nelle pieghe della legge di...
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La misura era stata introdotta con la cosiddetta legge Industria 4.0 che mirava a sostenere la transizione dell'industria italiana verso i nuovi modelli produttivi caratterizzati dalla presenza sempre più forte della robotica e da necessità di figure professionali sempre più elevate.
Per spiegare con un esempio, il taglio dei tessuti avviene con macchine laser gestite da operatori: negli atelier si studia continuamente l'evoluzione del gusto dei consumatori, si fanno i modelli, si scelgono i colori e poi si preparano le dime per adattare ciascun nuovo modello alle taglie che si troveranno poi nei negozi. Attività che hanno tempi diversi per i mercati interno e internazionale (per esempio influisce sulla progettazione nell'abbigliamento le stagioni nei due emisferi): da due a quattro volte l'anno sempre in relazione ai tempi della distribuzione (cioè con larghissimo anticipo rispetto a quando si troveranno nei negozi) e delle fiere.
Dal primo gennaio 2020 il credito d'imposta è sceso dal 50 al sei per cento. Cioè quasi a niente. Inoltre è cambiato il sistema per ottenere la detrazione: bisognerà fare un rendiconto da inviare agli inizi del 2021 a un non meglio specificato ufficio del ministero dello Sviluppo economico che esaminerà la pratica e solo dopo l'approvazione, l'impresa potrà detrarre il sei per cento.
«Naturalmente non perderemo tempo - sbotta Gino Giamundo di Confindustria Moda Campania - perché così la misura è inutile e dannosa».
Il mondo dei prodotti per la moda (abbigliamento, calzature, oreficeria, ecc.) e quello della casa (mobili, ceramiche, vetro) è in subbuglio.
Il made in Italy è oltre il 20 per cento dell'export italiano (nei primi nove mesi del 2019, 63 miliardi circa su 352; in Campania un po' meno ma sempre il dieci per cento dell'export pari a un miliardo di euro) e occupa circa centomila addetti e passa.
È il biglietto da visita dell'Italia: la settimana del Design di Milano è l'evento più importante del pianeta per il mondo dei mobili e della creazione di complementi d'arredo. Per questo Industria 4.0 aveva inteso sostenere la ricerca e lo sviluppo in questi settori che si trovano a competere in mercati molto concorrenziali, in particolare devono far fronte alla concorrenza sui prezzi della Cina e subiscono la pirateria e il falso. Una delle chiavi per contrastare il mercato delle «copie» è appunto la continua innovazione di prodotto che è più semplice (relativamente) per le imprese originali e meno per chi copia.
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«Per tutti i produttori e per noi campani in particolare - spiega Giamundo - è un colpo che ci mette in una situazione rischiosa. La gran parte del nostro sistema produce per i marchi delle grandi distribuzione europee e americane che sono molto esigenti e quindi facciamo investimenti importanti sui nuovi prodotti per mantenere le posizioni nel mercato. È un'operazione insensata che creerà un danno al Paese, la cui immagine, quella del bello e della tradizione italiana, è legata intimamente ai nostri settori».
«Non so - continua Giamundo che gestisce un'azienda che produce abbigliamento per i mercati europei - se quando è stata modificata questa norma ci si è resi conto di quello che si faceva. Certo i danni sono enormi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino