I militari del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Trapani e del Ros stanno eseguendo due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti...
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L'attività, condotta dal Nucleo Investigativo dei carabinieri fin dal gennaio 2014, ha permesso di documentare la «vitalità» del clan mafioso di Castelvetrano, soprattutto la capacità di infiltrazione nel settore dei lavori pubblici. Firenze, nonostante il provvedimento interdittivo emesso dalla Prefettura di Trapani tempo fa, era riuscito, attraverso la fittizia intestazione delle società ai fratelli, a partecipare alle gare d'appalto per l'assegnazione dei lavori pubblici come la realizzazione della condotta fognaria di via Maria Montessori, la manutenzione ordinaria di strade e fognature comunali nel 2014 e la demolizione di fabbricati fatiscenti all'interno dell'ex area autoparco comunale di Piazza Bertani. L'imprenditore è riuscito anche ad aggiudicarsi subappalti da ditte compiacenti alle quali, grazie alle protezioni di cui godeva all'interno dell'ufficio tecnico del Comune di Castelvetrano, vista la sua vicinanza a Cosa nostra, ha fatto assegnare numerosi pubblici incanti, intervenendo sulla presentazione delle percentuali d'offerta a base d'asta. Le indagini hanno permesso di accertare che il costruttore da anni era diventato uno degli imprenditori edili di riferimento della mafia nel territorio del Belice, versando periodicamente somme di denaro ai familiari del boss Messina Denaro per il sostentamento della sua latitanza e delle esigenze del clan. Le rivelazioni dell'aspirante collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa hanno contribuito all'inchiesta.
Altro elemento di spicco, per gli inquirenti, è il geometra Salvatore Sciacca, dipendente della ditta di Firenze, la Firenze Massimiliano Sas, che manteneva i rapporti con i dirigenti comunali, insieme ai due fratelli del costruttore e ai a quattro imprenditori edili castelvetranesi titolari di due imprese satelliti, la Concordia costruzioni e la Multicostruzioni soc.
Il Mattino