Malta, la denuncia di un ergastolano: «In carcere c'è una sedia della tortura»

Malta, la denuncia di un ergastolano: «In carcere c'è una sedia della tortura»
La denuncia è arrivata grazie a un esposto presentato al Tribunale della Valletta. Brian Vella, 41 anni di cui 21 già scontati nel carcere di Malta per un duplice...

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La denuncia è arrivata grazie a un esposto presentato al Tribunale della Valletta. Brian Vella, 41 anni di cui 21 già scontati nel carcere di Malta per un duplice omicidio nel 2000, ha chiesto l'apertura di un'inchiesta per la «sistematica campagna di terrore, paura e torture, condotta dalle guardie carcerarie del penitenziario di Malta con la benedizione del direttore della prigione e di tutto il management».

Dopo mesi in cui è raddoppiata la popolazione carceraria e si è registrato un record assoluto di suicidi tra i detenuti, arriva la denuncia di gravi abusi. Nell'esposto Vella si è detto pronto a confermare sotto giuramento l'esistenza di una «sedia della tortura» in una «stanza segreta» della Corradino Correctional Facility, il penitenziario in cui tra l'altro sono detenuti gli imputati dell'omicidio di Daphne Caruana Galizia, compreso il presunto mandante Yorgen Fenech.

Cosa succede nel carcere di Malta

Tramite il suo avvocato, Vella ha comunicato ai media maltesi che il regime carcerario «non è mai stato così cattivo come sotto l'attuale amministrazione». L'agenzia maltese responsabile delle carceri (Css) con un breve comunicato ha «categoricamente smentito qualsiasi accusa». L'esistenza di una «sedia della tortura» nel carcere di Corradino era emersa sui media maltesi nelle scorse settimane. Il ministro degli interni Byron Camilleri ha inizialmente smentito, ma in un secondo tempo ha ammesso che in passato un detenuto era stato effettivamente «legato ad una sedia, in base alla raccomandazione di un medico che lo considerava un pericolo per sé, il personale e gli altri detenuti».

Nell'esposto Vella afferma di aver visto, assieme ai compagni di cella, che le guardie carcerarie il 24 settembre 2018 portarono fuori dalla prigione il cadavere di un detenuto, operazione tenuta segreta «a dimostrazione che la morte era probabilmente dovuta a qualcosa di illecito ed illegale». Sentendosi scoperte, le guardie carcerarie avrebbero cominciato una «campagna di persecuzione» che ha comportato la negazione delle visite, la perdita del lavoro nella falegnameria del carcere e che gli avrebbe anche impedito di presentare esposti.

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Il Mattino