Respinta alla frontiera con la Francia, mamma muore ma nasce il figlio

Respinta alla frontiera con la Francia, mamma muore ma nasce il figlio
Incinta di poche settimane e con un grave linfoma, è stata respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi e, dopo il parto cesareo, è morta...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Incinta di poche settimane e con un grave linfoma, è stata respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi e, dopo il parto cesareo, è morta all'ospedale Sant'Anna di Torino, dove è invece nato vivo il suo bimbo, un fagottino di appena 700 grammi.


B.S., nigeriana di 31 anni, era stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa che stigmatizzano il comportamento delle autorità francesi. «Sembrano avere dimenticato l'umanità», afferma Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti. Il confine è lo stesso su cui, nei giorni scorsi, una guida alpina francese ha salvato una migrante, anche lei incinta, e per questo rischia ora una condanna fino a cinque anni. «I corrieri trattano meglio i loro pacchi», attacca Narcisi, che punta il dito contro l'intransigenza della gendarmeria.
 
Quanto a B.S., era arrivata a metà febbraio alla frontiera dalle strade impraticabili per le nevicate mai così abbondanti negli ultimi anni. I volontari che l'hanno soccorsa con il marito dicono che «non si reggeva sulle gambe». Eppure, i francesi, anziché accompagnarla al vicino ospedale di Briancon, l'hanno scaricata davanti alla stazione di Bardonecchia «come un pacco», ribadisce Narcisi.

Se non fosse stato per gli attivisti di Rainbow4Africa, la corsa contro il tempo per salvare la vita che cresceva in quella donna malata sarebbe stata inutile. Ricoverata per una settimana all'ospedale di Rivoli, poi trasferita al Sant'Anna, nel reparto di ostetricia e ginecologia universitaria diretto da Tullia Todros. Seguita anche dagli esperti della Ematologia ospedaliera delle Molinette diretta da Umberto Vitolo, le condizioni della donna sono precipitate all'improvviso. Lo scorso 15 marzo, subito dopo il parto cesareo, nella terapia neonatale del primario Enrica Bertino il suo bimbo pesava appena 700 grammi. Grazie alle cure della rianimazione del Sant'Anna, della dottoressa Evelina Gollo, a una settimana di distanza ha già preso 200 grammi. Un miracolo della vita, ma nella tragedia della morte della giovane mamma, che ha lasciato solo il compagno a prendersi cura del bebè. Tra i medici del Sant'Anna (e non solo) è scattata così una gara di solidarietà. «Partecipiamo volentieri», dice Narcisi, che invita a non avere paura e ad aprirsi all'accoglienza. «Perché un giorno potrebbe toccare a noi...».

In tema di solidarietà, a Scanzano Jonico, in provincia di Matera, è fissata per oggi la posa della prima pietra dell'Abitazione per la Pace, una struttura modulare, progettata con tecnologie innovative e materiali tradizionali, a forma di ali di farfalla con tre appartamenti, su una superficie totale di circa 300 metri quadrati, che accoglierà famiglie di rifugiati e i loro bambini. Un progetto voluto dal premio Nobel per la Pace 1976 Betty Williams, sostenuto dall'attrice Sharon Stone, e anche il Dalai Lama ha espresso il desiderio di tornare in Basilicata, dove fu ospite nel 2012 proprio a Scanzano Jonico.


La struttura - progettata dall'architetto Mario Cucinella e possibile grazie a due imprenditori Nicola Benedetto e Pasquale Natuzzi - dovrebbe essere pronta entro l'estate. L'investimento per la costruzione degli immobili - all'interno di un frutteto - è di circa 400mila euro; le opere di urbanizzazione e di sistemazione esterna sono a carico della Regione con il Comune; mentre nel cantiere è previsto siano coinvolti rifugiati già ospitati in zona per l'attivazione di tirocini formativi.
  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino