Arriva il primo via libera alla legge di bilancio. Alla Camera votano sì alla fiducia 330 deputati di M5s e Lega. Ma il clima è sospeso, da incompiuto. È...
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Dal rinvio a giugno di «quota 100» e reddito di cittadinanza, fino alla idea «estrema» di aumenti selettivi dell'Iva, che Tria aveva già prospettato a settembre, in fase di gestazione della manovra, e avrebbe rispolverato in questi giorni. Negli spazi stretti concessi dai due vicepremier, armi per chiudere l'intesa con Bruxelles non ne restano molte. E, nonostante il susseguirsi dei colloqui a Palazzo Chigi, dove Conte riceve Salvini e Giancarlo Giorgetti, una sintesi non c'è. Il tempo corre: se entro la prossima settimana non si raggiunge un'intesa con l'Ue, avvertono i «pontieri», si rischia non solo la procedura d'infrazione ma anche di piombare nell'esercizio provvisorio di bilancio.
A dare l'idea del clima teso, c'è il riapparire dell'ombra delle dimissioni (o della «liquidazione» da parte del M5s) del ministro dell'Economia. Smentiscono, nell'ordine, Di Maio («Tria sta facendo un grande lavoro e squadra che vince non si cambia») Palazzo Chigi («Piena sintonia, il governo è compatto») e lo stesso Tria («L'ipotesi non esiste»). I rumors però non si placano. E, nonostante un'accorata difesa della manovra nell'Aula della Camera, neanche i malumori nelle truppe parlamentari di M5s e Lega. Tra i pentastellati scoppia il caso di Matteo Dall'Osso, che lascia il gruppo per passare a FI dopo la bocciatura di un suo emendamento per l'assistenza ai disabili. Tra i leghisti, agitati per le votazioni in programma domani in contemporanea con la loro manifestazione nazionale, c'è agitazione per il malcontento dei ceti produttivi del Nord.
Le opposizioni mettono il dito nella piaga denunciando, a una voce, che la legge di bilancio è «finta». E Silvio Berlusconi prova la zampata: torna a invocare un governo di centrodestra e boccia una legge di bilancio «senza contenuti». «Superiamo la legge Fornero, votata anche da FI, e tanto altro: Berlusconi lo sa?», replica la Lega con i capigruppo Molinari e Romeo. Salvini è proiettato su piazza del Popolo da cui vuole rilanciare le ambizioni nazionali del suo partito. E Di Maio è alle prese coi grattacapi che gli dà la piazza no-Tav sostenuta anche da Beppe Grillo. Ecco perché, spiegano diverse fonti di governo, diversamente arriveranno risposte questo weekend.
La prossima settimana, però, «si deve chiudere». A Jean Claude Juncker, che potrebbe vedere a cena mercoledì, Conte deve portare una soluzione. E anche documenti: un nuovo Documento programmatico di bilancio, approvato dal Consiglio dei ministri e votato dal Parlamento, che certifichi il calo del deficit e un piano triennale di riduzione della curva del debito.
I leader di M5s e Lega tengono ancora l'asticella ferma al 2,2% di calo del deficit e si dicono pronti a scendere al massimo al 2,1%. Ma poiché l'Europa chiede l'1,9% (un taglio di circa 9 miliardi) è a un'intesa sul 2% che puntano Conte e Tria.
Che ci riescano, non viene dato per scontato da nessuno.
Il Mattino