Marmolada, il soccorritore Paolo Borgonovo: «Noi, a caccia di quei corpi. Ogni sera potevamo crollare»

Marmolada, il soccorritore Paolo Borgonovo: «Noi, a caccia di quei corpi. Ogni sera potevamo crollare»
«Abbiamo chiuso il cerchio». A sei giorni dal disastro della Marmolada è Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, ad annunciare con asettiche parole da...

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«Abbiamo chiuso il cerchio». A sei giorni dal disastro della Marmolada è Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, ad annunciare con asettiche parole da tecnico che gli alpinisti inghiottiti dalla montagna sono undici. «Abbiamo identificato tutte le vittime e assegnato le porzioni cadaveriche - dice - Anche il soggetto che mancava all'appello dei familiari è stato identificato». È Nicolò Zavatta, il più giovane, aveva 22 anni: è stato riconosciuto dal casco e poi incrociando il dna di sua madre.

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GLI AMICI
Saliva in vetta con Riccardo Franchin, ma al momento del distacco della frana i due amici non erano vicini. Nicolò era impegnato in un'esercitazione di salvataggio nei crepacci con la guida alpina Paolo Dani, «una persona per la quale stravedeva», racconta il papà, Riccardo era a lato e ha avuto il tempo di scappare. È sopravvissuto nonostante le gravi ferite, Nicolò invece non ha avuto scampo. Per dare un nome a sei scalatori travolti sono bastate poche ore, per il ragazzo e altri quattro escursionisti - Davide Miotti ed Erica Campagnaro, marito e moglie, i fidanzati Manuela Piran e Gianmarco Gallina - è stato necessario ricorrere agli esami genetici. Uno strazio per le famiglie e un'operazione dolorosa anche per i soccorritori: «La valanga precipitava a una velocità superiore ai 200 chilometri, si è staccato un fronte alto 25 metri e largo quaranta. Quando siamo arrivati in elicottero, un'ora e mezza dopo, abbiamo capito subito che la situazione era drammatica», racconta Paolo Borgonovo, del Centro di addestramento alpino di Moena della polizia di Stato, che coordina le operazioni. Venti uomini, i cani e i droni. La squadra cerca i corpi ma anche zaini, ramponi, picozze. «Materiale importante per determinare la direzione lungo la quale sono precipitati gli alpinisti. Ma molti di loro hanno scattato foto durante l'ascesa e riconoscere un brandello di giacca a vento, un casco o degli occhiali ci ha permesso l'identificazione, poi confermata dal dna». Gli uomini della task force partono prima dell'alba, tra le quattro e le sei del mattino, e rientrano al tramonto. «Ogni volta ci aspettano gli psicologi. Ci guardano negli occhi, ci fanno domande. Per noi è un sostegno molto importante». Pur con l'esperienza, hanno dovuto gestire una situazione al limite. Per il numero delle persone coinvolte, ma anche per i pericoli da affrontare. Un interferometro è puntato sulla massa di ghiaccio e «al minimo movimento parte una sirena, in più ogni giorno predispongo due sentinelle con i binocoli e trombe da stadio per segnalare il minimo movimento e creo le vie di fuga», spiega Borgonovo.


RESPONSABILITÀ


Le ricerche proseguiranno ancora per quindici giorni, sperando di riuscire a recuperare ogni traccia umana. Ma come è accaduto con i morti della Grande guerra, dicono gli esperti, la montagna restituirà poco alla volta ciò che si è preso. La prossima settimana i corpi saranno affidati alle famiglie, che ieri hanno ringraziato in lacrime i soccorritori. E anche gli uomini con più esperienza non hanno trattenuto la commozione. Per tutti, in sottofondo, c'è la medesima domanda: si poteva evitare questa strage? «Non sono un geologo, però conosco la Marmolada, la scalo da tantissimi anni - riflette Borgonovo - Ho visto montagne in tutto il mondo. Un evento così, con l'acqua intrappolata nel ghiaccio, mai». I genitori di Davide Miotti ed Erica Campagnaro non credono all'imprevedibilità. «Parliamo di una tragedia avvenuta in un ambiente alpino, estremo, dove le persone vanno a sprezzo del pericolo, ma non è così: è accaduta in un complesso turistico», afferma il loro avvocato Massimo Simonini. Il legale chiede che le indagini facciano luce «sul ruolo che possono avere avuto l'Ufficio previsioni e pianificazione della provincia di Trento e la protezione civile. Nei prossimi giorni contatterò la Procura». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino