Il campanile c’è e resiste, è il filo che lega il passato al presente. Clemente Mastella riparte. La lunga traversata nel deserto è terminata un anno fa...
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Il rischio che Noi Campani possa apparire una «operazione nostalgia» è forte. Ma Mastella non se ne cura, anzi a suo giudizio il futuro si costruisce partendo dal passato. «Dopo l’eutanasia della rottamazione - spiega - il mio è un richiamo ai veterani a tornare in campo». Dovunque siano. «Oggi è la nostra Epifania», aggiunge. Una chiamata alle armi per «ritornare alla normalità», alla politica fatta di ascolto e incontri con la gente. Mastella rievoca il villaggio come luogo di aggregazione in cui sugli egoismi prevalga il senso di collettività. Da qui l’appello ai veterani, e non ai reduci, appello che Mastella prova a rendere più evidente con un paragone calcistico. «In alcun squadre - racconta - vi sono giocatori di classe che possono sembrare ingombranti, che danno la sensazione di condizionare l’allenatore. Si immagina allora di trarre giovamento dalla loro cessione ma poi questi calciatori si rivelano determinanti per le fortune di un’altra squadra. Dovessi fare qualche esempio, ricorderei Fabio Cannavaro ceduto dall’Inter alla Juve e, poi, Pirlo dal Milan alla stessa Juventus». Per sé si ritaglia il ruolo di regista con un obiettivo ambizioso, fare in modo che gli italiani abbandonino la suggestione e i pericoli del populismo. Anzi del «tripopulismo»: «il cyberpopulismo di Grillo», «il populismo televisivo di Berlusconi», «il populismo dall’alto di Renzi che attraverso il referendum pensava di imporre la dittatura della democrazia».
«Tu ci hai chiamato e noi abbiamo risposto», dice l’ex consigliere regionale di Forza Italia Gennaro Nocera. In sala, tra gli altri, l’ex assessore regionale Luigi Nocera, gli ex deputati Mario Pepe e Michele Pisacane. Insieme a Mastella, a lanciare Noi Campani c’è anche Giuseppe Gargani, ex deputato e europarlamentare. L’uno sannita, l’altro irpino, entrambi animati dalla voglia di ricostruire una politica che non c’è più. «Da venticinque anni provo ad aggregare. Con il Mattarellum - dice Gargani - abbiamo avuto ammucchiate che hanno distrutto valori e identità. Ma il 4 dicembre, con il no alle riforme, c’è stata una svolta. Sono più ottimista. È difficile ricostruire ma ricominciamo, e la vecchia classe dirigente torni a istruire, a educare, a fare amare nuovamente ai giovani la politica».
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Il Mattino