Il Covid-19 sta facendo pagare un prezzo altissimo alla classe medica non solo dal punto di vista della perdita di vite umane di professionisti in prima linea non sempre...
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Allo studio la possibilità di inserire, come emendamento proprio del governo al decreto Cura Italia attualmente all'esame del Senato, una sorta di moratoria valida per tutto il tempo per il quale si protrarrà l'emergenza, grazie alla quale gli operatori verrebbero sollevati da ogni responsabilità, sia in ambito civile che penale, ad esclusione, chiaramente, del dolo e della colpa grave. Ma più che su uno scudo penale (la cui sostenibilità costituzionale, come nel caso Ilva-Arcelor Mittal, solleva molti dubbi) l'opzione più concreta riguarda la possibilità di agire nell'ambito della responsabilità civile: l'intervento normativo non si tradurrebbe nell'impossibilità da parte del cittadino di chiedere un giusto risarcimento in caso di danno subito (diritto costituzionalmente garantito), quanto piuttosto in una chiamata in causa dell'azienda. Le modalità sono ancora allo studio, tra queste anche la possibile attivazione di un fondo ad hoc per i risarcimenti.
L'ampia materia del contenzioso in sanità è stata affrontata lo scorso novembre dalla Cassazione: la terza sezione civile ha depositato l'11 novembre 2019 dieci sentenze (dalla 28985 alla 28994) che chiariscono altrettanti aspetti fino ad allora controversi pur dopo l'introduzione della specifica disciplina contemplata nella cosiddetta legge Gelli. Dalle conseguenze della violazione del consenso informato a come si calcola il danno differenziale, fino alla precisazione di quali sono gli elementi da provare per ottenere i risarcimenti, gli ermellini hanno indicato il perimetro di una contesa che nel 2018 è costata 921 milioni di euro con un importo medio per ciascuna azione risarcitoria pari a 88.198 euro. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino