Medici e infermieri: l'ipotesi «scudo» per gli errori in corsia

Medici e infermieri: l'ipotesi «scudo» per gli errori in corsia
di Lorenzo Calò
Domenica 22 Marzo 2020, 09:00 - Ultimo agg. 23 Marzo, 10:36
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Il Covid-19 sta facendo pagare un prezzo altissimo alla classe medica non solo dal punto di vista della perdita di vite umane di professionisti in prima linea non sempre adeguatamente protetti dal rischio contagio. Ma l'esposizione del personale sanitario (oltre al numero crescente di soggetti colpiti dall'infezione) potrebbe far esplodere nei prossimi mesi un vero e proprio bubbone: quello riconducibile alla possibilità/probabilità che molti specialisti possano ritrovarsi al centro di controversie giudiziarie per presunte colpe o responsabilità connesse allo svolgimento delle loro mansioni. Insomma, lo spettro di una valanga di azioni risarcitorie che potrebbe gravare sul groppone di medici e infermieri ma anche sui bilanci delle aziende sanitarie di riferimento. Uno scenario pressoché apocalittico amplificato anche dalla congiuntura emergenziale nella quale gli operatori sanitari si trovano a dover intervenire con l'alea della carenza di mezzi, della penuria di posti letto specifici per l'assistenza di ricoverati infetti, del lasso di tempo sempre più stretto in cui sono chiamati a prendere decisioni vitali per la sopravvivenza di questo o quel paziente. Ecco perché la questione è stata posta all'attenzione del ministero della Salute e lo staff del ministro Roberto Speranza ha cominciato già a lavorarci. La necessità - fatta presente anche dalle associazioni di categoria - è quella di garantire una sorta di ombrello sanitario agli stessi operatori in camice bianco che in queste settimane stanno agendo in uno scenario di straordinaria complessità. Non uno scudo penale - chiariscono dal ministero - ma certo si dovranno introdurre meccanismi di tutela per medici e operatori sanitari per evitare che nei prossimi mesi - quando, si spera, la crisi coronavirus sarà finita - possano trovarsi a combattere con strascichi giudiziari e richieste risarcitorie più aggressivi dello stesso virus. Questo anche in considerazione del fatto che molti operatori stanno da settimane lavorando senza soluzione di continuità, sottoposti a turni ben oltre l'ordinario (per carenza di personale e perché molti colleghi, infetti, sono stati a loro volta posti in quarantena) con un margine di errore statisticamente sempre più elevato. A tale scenario si aggiunge poi la possibilità per medici e infermieri di esser chiamati a intervenire in discipline diverse da quelle di appartenenza, trovandosi così senza copertura assicurativa per possibili rivalse da colpa grave. Insomma, oltre al danno anche la beffa.
 

 

Allo studio la possibilità di inserire, come emendamento proprio del governo al decreto Cura Italia attualmente all'esame del Senato, una sorta di moratoria valida per tutto il tempo per il quale si protrarrà l'emergenza, grazie alla quale gli operatori verrebbero sollevati da ogni responsabilità, sia in ambito civile che penale, ad esclusione, chiaramente, del dolo e della colpa grave. Ma più che su uno scudo penale (la cui sostenibilità costituzionale, come nel caso Ilva-Arcelor Mittal, solleva molti dubbi) l'opzione più concreta riguarda la possibilità di agire nell'ambito della responsabilità civile: l'intervento normativo non si tradurrebbe nell'impossibilità da parte del cittadino di chiedere un giusto risarcimento in caso di danno subito (diritto costituzionalmente garantito), quanto piuttosto in una chiamata in causa dell'azienda. Le modalità sono ancora allo studio, tra queste anche la possibile attivazione di un fondo ad hoc per i risarcimenti.
 

L'ampia materia del contenzioso in sanità è stata affrontata lo scorso novembre dalla Cassazione: la terza sezione civile ha depositato l'11 novembre 2019 dieci sentenze (dalla 28985 alla 28994) che chiariscono altrettanti aspetti fino ad allora controversi pur dopo l'introduzione della specifica disciplina contemplata nella cosiddetta legge Gelli. Dalle conseguenze della violazione del consenso informato a come si calcola il danno differenziale, fino alla precisazione di quali sono gli elementi da provare per ottenere i risarcimenti, gli ermellini hanno indicato il perimetro di una contesa che nel 2018 è costata 921 milioni di euro con un importo medio per ciascuna azione risarcitoria pari a 88.198 euro. 

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