Mercato nero dei farmaci, i clan e il business salute

Mercato nero dei farmaci, i clan e il business salute
È il clan camorristico dei Licciardi quello più attivo in Italia nel business dei farmaci antitumorali rubati, ma un recente sequestro dei carabinieri nei pressi di...

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È il clan camorristico dei Licciardi quello più attivo in Italia nel business dei farmaci antitumorali rubati, ma un recente sequestro dei carabinieri nei pressi di piazza Mercato, nel cuore di Napoli, ha fatto ipotizzare ai militari dell'Arma che nel redditizio mercato dei medicinali ci si è fiondato anche il clan dei Contini. È da almeno dieci anni che la malavita organizzata ha fiutato l'enorme affare, attivissima è pure la ndrangheta che avendo riprodotto la medesima organizzazione delle ndrine calabresi fuori dai confini nazionali, soprattutto nel Nord e nell'Est Europa, ha avviato un florido commercio dei medicinali rubati in Italia e poi rivenduti all'estero. Un business in espansione anno dopo anno: nel 2018 è stato stimato che il valore dei farmaci rubati, solo nel nostro Paese, abbia superato i 20 milioni di euro. L'ultimo raid è avvenuto all'ospedale Moscati di Avellino dove lo scorso fine settimana sono stati sottratti farmaci prevalentemente antitumorali per oltre un milione di euro. È solo l'ultimo blitz in ordine di tempo, ma il fenomeno è diffuso in tutta Italia con un ospedale su dieci ad aver subito almeno un furto.

 
A finire nelle mire delle organizzazioni criminali sono sempre di più i farmaci antitumorali, il motivo è nel valore di questi medicinali: ogni scatola può arrivare a costare dai 1500 fino anche a 15mila euro per i casi più particolari. Il sistema è semplice quanto difficile da sradicare: i farmaci rubati sono rivenduti per gran parte nel resto d'Europa, nel Nord e nell'Est. Il mercato più florido è quello tedesco dove ad acquistare i medicinali salvavita sono spesso cliniche private. Il quadro d'azione della criminalità organizzata è emerso da molteplici inchieste avviate negli anni dai carabinieri e dalla guardia di finanza. In Germania le cosche calabresi e i clan della camorra sfruttano l'alto livello di penetrazione criminale sul territorio. Un business fatto di intermediari che si trovano sul posto e poi delle bande armate che agiscono in Italia compiendo i furti su commissione. Generalmente a commissionare gli ordinativi sono piccole cliniche, spesso di città minori tedesche. In Germania il costo dei medicinali salvavita ha un costo spesso raddoppiato o almeno superiore del 30 per cento rispetto all'Italia ed è per questo che il lavoro sotterraneo della malavita può fruttare ottimi guadagni. Gli intermediari dei clan sondano nelle strutture sanitarie tedesche quali sono i farmaci maggiormente richiesti e così procedono a compiere i furti nelle farmacie e nei nosocomi italiani. Se la Germania ha fatto da apripista per questo genere di business, ora il sistema è stato allargato ai Paesi dell'Est europeo, è questo il motivo per cui nel corso degli ultimi anni i furti di farmaci sono aumentati a ritmi vertiginosi con le cosche della ndrangheta in forte ascesa.

Gli acquirenti di questi farmaci, tra l'altro, sono spesso incuranti delle condizioni di conservazione dei medicinali. Molto spesso i prodotti non sono conservati con cura nonostante sarebbe indispensabile preservarli a temperature stabilite per non far disperdere il principio attivo dei medicinali e, in alcuni casi, per non trasformare un farmaco salvavita in un prodotto persino nocivo per la salute. Un danno ai destinatari finali, ma un grande danno economico anche per il Sistema sanitario nazionale. Un crimine orrendo se si pensa che viene commesso sulla pelle di chi lotta tra la vita e la morte.


A scoperchiare il vaso di Pandora sull'interesse dei clan sul business dei medicinali fu l'inchiesta Volcano del 2014. Nell'indagine emerse un legame tra le gang dei farmaci e i Licciardi. In alcune intercettazioni telefoniche si parlava spesso di soldi, anche se secondo la difesa si trattava solo di pizzo. Fino a quando il lotto di un particolare medicinale prodotto in Italia, l'Herceptin, fu ritenuto sospetto da un grossista inglese che lo aveva acquistato e decise di segnalare le anomalie alla nostra agenzia del farmaco. Si scoprì che quel lotto era la refurtiva di un assalto compiuto ad un tir in Campania. È nel Napoletano che fu sgominata una perfetta organizzazione capace di produrre fatture false riuscendo a trasformare i medicinali rubati in perfettamente legali. Il tutto grazie a farmacie di collegamento compiacenti che si trovavano quasi tutte nel capoluogo campano e nel Nolano. In altri casi, per aggirare i controlli, i medicinali sono smistati in Grecia o in Turchia per poi essere rimessi sul mercato. Un business su cui si sono tuffati anche i Contini. All'inizio di febbraio i carabinieri di Napoli, nella zona di piazza Mercato ritenuta sotto il controllo dei Contini - hanno invece sequestrato, insieme a delle armi, cinque ricettari in bianco, ognuno composto da cento ricette soltanto da compilare. Lo schema è diverso, ma altrettanto elementare: un medico di base, in accordo con i clan, prescrive i farmaci, solitamente quelli con i costi più alti. Le ricette sono poi presentate per il relativo pagamento a titolo di rimborso in farmacia e, una volta acquisiti considerevoli quantitativi di medicinali, la fase ultima della truffa consiste nella commercializzazione all'estero. Tutto sulla pelle di chi soffre e sulle tasse pagate dai cittadini. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino