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Il flusso di migranti che attraversa il Mediterraneo centrale, dopo la lunga pausa pandemica, è aumentato. Gli ultimi dati indicano che, quest’anno, in Italia sono sbarcati 90.297 migranti, a fronte dei 26 mila della Grecia e degli 8.000 della Spagna. Secondo i dati Frontex il numero di persone arrivate in Italia e a Malta è cresciuto del 42% rispetto all’anno precedente. Considerando gli sbarchi in Italia, la maggior parte delle persone arriva in modo autonomo, cioè senza necessità di operazioni di salvataggio. Tra il 2020 e il 2021 questo tipo di sbarchi ha rappresentato più della metà del totale (53%). Poi ci sono i soccorsi della Guardia costiera e di Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) che si sono fatti carico del 31% degli sbarchi. Infine il numero di persone che arriva tramite le Ong, decisamente più basso: è il 16%.
LE ROTTE
Analizzando le rotte che hanno portato i migranti in Europa nella prima metà del 2022, emerge che quella del centro Mediterraneo, con destinazione Italia, ha portato 70.000 persone. Ventimila migranti hanno invece viaggiato lungo la rotta verso Cipro, altri 20.000 verso la Spagna. C’è poi la rotta balcanica: in questo caso non si tratta di sbarchi, ma di viaggi che si intraprendono tra molte difficoltà e vari attraversamenti di confini e che hanno portato 86.000 migranti verso i Paesi del centro Europa. Avere un quadro del rapporto tra sbarchi e popolazione è complesso: i dati vanno letti sotto diversi profili, distinguendo migranti irregolari e persone che effettivamente hanno fatto richiesta di asilo. E in quest’ultimo caso l’Italia, nella classifica della percentuale sul totale degli abitanti, non è ai primi posti. Nel mese di settembre - dato più recente a disposizione dell’agenzia Frontex - i migranti sbarcati in Italia sono stati circa 7.000, ovvero circa lo 0,11% della popolazione totale.
Per fare un raffronto con gli altri Paesi, tuttavia, il dato più oggettivo resta quello dei richiedenti asilo, ovvero di quei migranti che, una volta arrivati in un Paese Ue, sono effettivamente accolti e fanno richiesta di protezione umanitaria.
PROTEZIONE UMANITARIA
Una precisazione è necessaria: il numero di richiedenti asilo è spesso inferiore al numero di arrivi. Questo accade perché molte persone fanno richiesta anche mesi dopo l’arrivo. Potrebbero, poi, esserci casi di decessi o di richiesta di altra tipologia di permesso, come per esempio il ricongiungimento familiare. Per le richieste di protezione internazionale bisogna dimostrare che il ritorno nel Paese di origine ponga la persona in grave rischio. A fornire un quadro, esauriente ma forse non complessivo, è l’Unchr, che si concentra sulle persone rifugiate sotto mandato dell’agenzia Onu. Le cifre risalgono a prima dello scoppio della pandemia. In Italia la media era di 3,5 rifugiati ogni mille abitanti. In Svezia il dato sui 1.000 abitanti balzava a 24,8, seguito da Malta (18), Austria (attorno ai 15 ogni 1000), Cipro (14,1) e Germania (13,8). Quanto alla Francia, le persone dotate di protezione umanitaria erano 6,1 ogni mille transalpini. Numeri comunque bassi se si guarda oltre l’Europa. Basta andare nella vicina Turchia, dove la guerra in Siria ha stravolto in pochi anni il quadro: i rifugiati sono 43 ogni mille abitanti.
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