Dopo essere rimasti undici giorni sballottati in mare e oltre una settimana bloccati al largo di Malta, stipati in più di 80 persone in una stiva progettata per contenerne...
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Non l'Italia, dove «come promesso - è stato il commento del ministro dell'Interno Matteo Salvini - non arriverà nessun immigrato: ottime notizie». Suonano ormai quasi di rito anche i ringraziamenti della Commissione europea, che come le altre volte ha gestito la regia dell'operazione. L'ennesima intessuta sull'onda dell'emergenza, mentre continua ad essere quanto mai lontana una soluzione strutturale per una gestione comune degli sbarchi, che Bruxelles continua a chiedere invano agli Stati europei.
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E chissà se si riuscirà a continuare a lungo così: Malta lo ha messo in chiaro dopo quest'ultimo episodio. «Ancora una volta - hanno fatto sapere dal governo del premier Joseph Muscat - ci hanno messo sotto una pressione non necessaria.
Per il ministro, avrebbe dovuto essere Berlino a prendersi i migranti, vista la nazionalità dell'ong. Alla fine il leader leghista aveva acconsentito a far sbarcare solo i due minori e le loro madri ma queste si erano rifiutate di separarsi dai padri dei bambini, ai quali non era stato dato il permesso di scendere dalla nave. «Buon viaggio», aveva quindi tagliato corto Salvini e la nave si era diretta verso Malta.
Anche La Valletta ha rifiutato di far sbarcare i migranti, facendo un'eccezione solo per due donne, evacuate sull'isola nei giorni scorsi con urgente bisogno di cure mediche. Le autorità maltesi hanno quindi autorizzato la consegna di cibo e acqua alla nave, che era stata costretta a razionare le forniture. Infine la svolta diplomatica con il via libera delle cancellerie, accolta a bordo con scene d'esultanza e abbracci. Per 64 persone è la fine di un'odissea individuale. Per l'Europa, un nuovo capitolo in un copione sempre uguale a sé stesso, che non sembra spostare di una virgola le volontà politiche del Vecchio Continente.
Il Mattino