Milano, la modella rapita torna nei luoghi del sequestro e piange: «Qui mi hanno aggredito»

Milano, la modella rapita torna nei luoghi del sequestro e piange: «Qui mi hanno aggredito»
«Stavo per aprire questa porta ed è qua che mi hanno aggredita alle spalle». Così la modella inglese Chloe Ayling, sequestrata lo scorso luglio a Milano...

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«Stavo per aprire questa porta ed è qua che mi hanno aggredita alle spalle». Così la modella inglese Chloe Ayling, sequestrata lo scorso luglio a Milano e minacciata di essere messa all'asta e venduta sul deep web prima di essere rilasciata, ha raccontato agli investigatori gli istanti drammatici del rapimento, come emerge da un filmato della polizia «di ricognizione dei luoghi» in cui compare la giovane, anche con la lacrime agli occhi. Filmato mostrato nel processo a Lucasz Herba, polacco di Birmingham finito in carcere per il sequestro che avrebbe messo in atto col fratello Michal Konrad Herba. Nel video, mostrato alla Corte d'Assise, si vede la modella che, filmata dagli investigatori, entra con loro nell'appartamento di via Bianconi, a Milano, dove venne attirata con la scusa di un servizio fotografico, aggredita, stordita e sequestrata. Con gli agenti, il 5 agosto, è tornata anche nella baita in Piemonte dove era proseguito il sequestro. «In questo letto - ha detto - dormivo, io da un lato, Lucasz dall'altro». 

 

Secondo le indagini del pm Paolo Storari, la modella di 20 anni, assistita dall'avvocato Francesco Pesce, venne tenuta segregata tra l'11 e il 17 luglio, prima nell'appartamento milanese e poi in una baita isolata in provincia di Torino. Alla fine, venne liberata dallo stesso Lucasz, un «mitomane avventuriero», secondo gli inquirenti, che voleva accreditarsi sul deep web. Stando all'inchiesta, i due fratelli (Michal Herba arrestato in Gran Bretagna è ancora in attesa di estradizione) avrebbero anche chiesto al manager e ai familiari della ragazza in un primo tempo 300mila e poi 50mila dollari. Nei filmati della polizia si vede la modella che entra nell'appartamento di via Bianconi e spiega agli agenti che «nel momento in cui stavo per aprire questa porta sono stata presa alle spalle, rapita». Poi le immagini della giovane ripresa mentre ripercorre le strade di Viù e mostra agli agenti dove con i suoi carcerieri andò a comprare «della frutta» e un paio di scarpe. Poi «la crisi di pianto», come ha spiegato un poliziotto testimone, prima di entrare nella baita dove la modella ha raccontato alcuni dettagli del sequestro. «Mi era permesso di usare questo bagno - ha spiegato - qui, invece, dormivo, occupando un lato del letto». Il poliziotto testimone ha fatto vedere anche ai giudici delle fotografie scattate il 12 luglio scorso, quando la polizia entrò nell'appartamento nel corso delle indagini per ritrovare la giovane. Foto che mostravano anche un foglio lasciato dai rapitori con rappresentati «11 uomini con una tunica lunga e la scritta Black Death Group - Chloe», oltre ai vestiti della ragazza.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino