OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
L'ASTIO
I messaggi e le invettive, dunque, non sono passati inosservati alla rete dei contatti dell'uomo e nemmeno ai radar della Digos, facendo scattare l'allarme antiterrorismo. Tanto più che l'uomo, un cittadino di nazionalità algerina, non solo svolge il delicato ruolo di educatore all'interno di una blasonata scuola francese della Capitale, lo Chateubriand, ma in virtù di questo rapporto di lavoro risulta essere anche sottoposto alle dipendenze dell'Ambasciata di Francia.
Nei giorni scorsi gli agenti si sono presentati a casa sua per una perquisizione urgente su autorizzazione del pm, a cui è diretta l'informativa di reato. Dagli accertamenti degli agenti sarebbe emerso che nel suo profilo di Whatsapp, lo straniero avrebbe pubblicato più volte la foto del leader di Hamas. Mentre altre tracce, invece, potrebbero essere già sparite dai dispositivi elettronici. I poliziotti cercavano anche armi ed esplosivi che, però, non sono stati trovati.
Da fonti della Questura, inoltre, si apprende che l'attività della polizia non ha influito in alcun modo sulla conseguente decisione della scuola di sospenderlo dal servizio.
IL PROVVEDIMENTO
Lo straniero è stato, infatti, temporaneamente allontanato dal prestigioso istituto i cui vertici e la stessa Ambasciata preferiscono non commentare oltre, «vista l'inchiesta in corso». L'educatore sarebbe arrivato in Italia più di vent'anni fa, da una decina sarebbe al sevizio della scuola francese ed è a oggi a tutti gli effetti incensurato. L'esito della perquisizione, avvenuta durante il suo giorno di riposo della scorsa settimana, a sua detta, avrebbe dato esito negativo e il vedersi piombare la polizia a casa è stato uno choc. «Non ho nulla da nascondere», avrebbe sottolineato fin da subito facendo accomodare i poliziotti che non avevano un vero e proprio mandato di perquisizione da mostrare dal momento che stavano operando «per motivi di particolare necessità e urgenza» così come previsto dall'articolo 41 del Testo unico di pubblica sicurezza e come è stato spiegato allo stesso educatore.
IL TELEFONINO
I poliziotti hanno visionato il suo telefonino e gli è stato chiesto conto di quei post dal tenore ritenuto pericoloso. Ma che, secondo lui, di pericoloso non avrebbero nulla, ma che, anzi, indicherebbero solo una diversa visione di quanto sta accadendo dall'altra parte del mondo, insomma una libera espressione di pensiero. Leggi l'articolo completo suIl Mattino