Sospeso dalla scuola in cui lavora per motivi di sicurezza dopo la perquisizione della Digos. «Chi la fa la aspetti, la pagherete». Questo il tenore dei post pro-Palestina pubblicati sui social da un educatore scolastico della Capitale e che hanno fatto scattare l'allarme antiterrorismo. Messaggi che rilanciavano non solo le immagini dei leader di Hamas, ma anche quelle dei bambini vittime della guerra con Israele. Uno spettacolo dell'orrore mostrato - questo il timore degli investigatori - per denunciare stragi che, secondo una visione decisamente estremizzata del conflitto, dovrebbero meritare una atroce vendetta. Parole considerate forti e inequivocabili da cui sarebbe emerso anche un profondo astio verso i governi europei, tra cui la Francia, l'Italia e la Gran Bretagna.
L'ASTIO
I messaggi e le invettive, dunque, non sono passati inosservati alla rete dei contatti dell'uomo e nemmeno ai radar della Digos, facendo scattare l'allarme antiterrorismo.
Nei giorni scorsi gli agenti si sono presentati a casa sua per una perquisizione urgente su autorizzazione del pm, a cui è diretta l'informativa di reato. Dagli accertamenti degli agenti sarebbe emerso che nel suo profilo di Whatsapp, lo straniero avrebbe pubblicato più volte la foto del leader di Hamas. Mentre altre tracce, invece, potrebbero essere già sparite dai dispositivi elettronici. I poliziotti cercavano anche armi ed esplosivi che, però, non sono stati trovati.
Da fonti della Questura, inoltre, si apprende che l'attività della polizia non ha influito in alcun modo sulla conseguente decisione della scuola di sospenderlo dal servizio.
IL PROVVEDIMENTO
Lo straniero è stato, infatti, temporaneamente allontanato dal prestigioso istituto i cui vertici e la stessa Ambasciata preferiscono non commentare oltre, «vista l'inchiesta in corso». L'educatore sarebbe arrivato in Italia più di vent'anni fa, da una decina sarebbe al sevizio della scuola francese ed è a oggi a tutti gli effetti incensurato. L'esito della perquisizione, avvenuta durante il suo giorno di riposo della scorsa settimana, a sua detta, avrebbe dato esito negativo e il vedersi piombare la polizia a casa è stato uno choc. «Non ho nulla da nascondere», avrebbe sottolineato fin da subito facendo accomodare i poliziotti che non avevano un vero e proprio mandato di perquisizione da mostrare dal momento che stavano operando «per motivi di particolare necessità e urgenza» così come previsto dall'articolo 41 del Testo unico di pubblica sicurezza e come è stato spiegato allo stesso educatore.