A 21 anni Emily sembrava lanciata verso un futuro radioso: era bella, desiderata, indipendente, lavorava come modella e come manager di un bar, aveva un fidanzato, Jamie, con il...
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Sfidando ogni logica e sovvertendo i pronostici dei medici, però, Emily Nicholson, 24enne di York, in Gran Bretagna, emigrata in Australia con la famiglia nel 2012, è ancora viva. E non dimentica. Nonostante la malattia, lei e Jamie Smith, suo coetaneo, avevano deciso di sposarsi nell'agosto 2016, pochi mesi dopo aver avuto la terribile diagnosi che le dava poco più di un anno di vita, ma poi avevano dovuto rinviare a marzo dell'anno successivo per via di un intervento chirurgico a cui la ragazza doveva sottoporsi. E avevano comunque anche ipotizzato di far congelare gli ovuli di Emily per un'eventuale fecondazione assistita qualora fosse miracolosamente guarita. Poi, all'improvviso, la doccia gelata: quel messaggio via Facebook con cui Jamie le comunicava di volerla lasciare perché da tempo non la amava più.
«E 'stato orrendo - racconta Emily - Ha chiarito in poche parole che in realtà non mi amava. E io ho capito subito che il motivo era la mia trasformazione fisica, la mia malattia. Ora non provo più nulla per lui, mi fa male quello che è successo, ma ormai non ha più senso arrabbiarsi per questo. Mi diceva di amarmi, che voleva costruire qualcosa con me nel poco tempo che ci era stato concesso: poi, però, quando mi sono ammalata e sono ingrassata non gli sono piaciuta più. Mi dicono che sono stata molto forte nell'affrontare tutto questo: ma d'altra parte che alternative avevo? Nessuna. Dovevo essere forte per forza e andare avanti».
«Emily stava bene - racconta la madre di Emily, Joanne Nicholson, 51 anni - aveva la sua casa e un buon lavoro, era vivace, amante del divertimento e un po' selvaggia. È sempre stata una grande lavoratrice, stava sbocciando, amava la vita. Poi ha cominciato ad avere crisi epilettiche, ma pensavamo solo che fosse stress perché lavorava molto. Quando i medici ci hanno dato la diagnosi il mondo ci è crollato addosso. Per quanto riguarda Jamie posso dire che era adorabile, gentile. Non riesco a odiarlo: la situazione che si è creata è stata troppo forte per lui, semplicemente non ha retto».
Ora Emily è tornata nel Regno Unito con tutta la famiglia e continua la sua battaglia per la vita che secondo i medici avrebbe dovuto perdere già da un pezzo: la speranza le ha fatto superare mille prove e lei, che continua a lottare, ha creato una pagina GoFundMe per raccogliere fondi sufficienti che le consentano di avere accesso al vaccino pionieristico dell'immunoterapia che costerà 30mila sterline. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino