Piccoli untori cercasi. Pur di non darla vinta a Fedeli, Lorenzin e Burioni, i più temerari tra i genitori no-vax hanno deciso di sfidare la sorte e organizzare...
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Ma anche se il gruppo è stato poi oscurato in seguito alla segnalazione al Garante dell’infanzia delle Marche, i proseliti non si sono persi d’animo, dirigendo i loro sforzi sulle bacheche private. «Se per caso qualcuno dei vostri figli sta contraendo qualche malattia esantematica tipo morbillo parotite varicella rosolia, vi prego di avvisarmi - scrive una mamma - Porterò mio figlio a contatto col vostro per farlo ammalare come vuole natura».
Ispirata da madre natura, anche la mossa del cavallo di molti genitori no-vax bolognesi, che a Pianoro hanno preso d’assalto la “Scuola nel bosco”, un’associazione che fa attività all’aperto riservate ai bambini tra i 3 e i 6 anni».
Dato che non si tratta di un istituto paritario, l’asilo non rientra tra le strutture scolastiche per le quali è richiesto l’obbligo vaccinale. E così, per la prima volta nella sua storia, la scuola nel bosco ha registrato il tutto esaurito, e ha dovuto dar vita a una lunghissima lista d’attesa nel tentativo di placare centinaia di genitori scalpitanti. Da Bologna al Veneto di Zaia, il tam tam è stato contagioso. In men che non si dica, anche gli asili nel bosco del Veronese, del Vicentino e del Padovano si sono gremiti di piccoli no-vax. Promettente, ma ancora avvolta dal mistero, anche l’exit strategy messa a punto dai genitori dissidenti veneti in sinergia con la frangia valdostana del movimento.
«Se una famiglia non può mandare il figlio a scuola, lo manda dalla vicina che lo tiene con altri 3 o 4 bimbi. Di più non possiamo dirvi», ha spiegato l’associazione Vaccinare informati. Ma se parte del movimento preferisce ripiegare sull’astuzia, l’ala più intransigente sembra disposta a combattere corpo a corpo il nemico senza alcun infingimento. È il caso di quanti si presentano dal pediatra con il modulo di «Garanzia di sicurezza del medico riguardo i vaccini».
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