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Luca Morisi è pronto a spiegare cosa è avvenuto a casa sua a Belfiore, provincia di Verona, tra il 13 e il 14 agosto. È pronto a fornire una spiegazione sul perché ci fossero due grammi di cocaina nei piatti in bella vista e perché ci fossero due ragazzi romeni che ai carabinieri, dopo aver lasciato l'abitazione, hanno raccontato di aver ricevuto proprio da lui una boccetta di Ghb, la cosiddetta droga dello stupro. «C'è la piena disponibilità a chiarire tutti gli aspetti della vicenda» dice il legale dell'ex spin doctor della Lega Fabio Pinelli negando però che sia stato Morisi a cedere la droga e ribadendo «l'irrilevanza penale» della sua condotta. A difenderlo anche la sua famiglia: «non ha commesso nessun reato».
Parole che contrastano con la versione del ragazzo: «Quella notte mi ha distrutto la vita, la droga dello stupro me l'ha data lui», dice in un'intervista a Repubblica.
L'inventore della macchina social leghista continua però a ribadire la sua versione - «Quella boccetta non è roba mia» - e, secondo quanto si apprende, non dovrebbe presentarsi in procura. È probabile che affidi la sua versione dei fatti ad una memoria o che lasci ai legali il compito di spiegare quello che, ha ripetuto l'avvocato, «è un fatto che attiene alla vita privata dell'interessato».
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