Non un giorno qualunque, ma quello dell'anniversario della strage di via Fani. Barbara Balzerani, che è stata dirigente della colonna romana delle Brigate rosse e...
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«C'è una figura, la vittima - ha dichiarato - che è diventata un mestiere, questa figura stramba per cui la vittima ha il monopolio della parola. Io non dico che non abbiano diritto a dire la loro, figuriamoci. Ma non ce l'hai solo te il diritto, non è che la storia la puoi fare solo te».
Sono valse a poco le scuse del Centro sociale, il quale si è detto all'oscuro del fatto che la presentazione coincidesse con l'anniversario. Perché la polemica ormai era esplosa. Qualche settimana prima, infatti, la terrorista, che non si è mai ufficialmente pentita né dissociata dalle Br, aveva scritto un post su Facebook, che ha poi cancellato, nel quale si leggeva: «Chi mi ospita oltre confine per i fasti del 40ennale?». Il riferimento all'anniversario della strage è apparso evidente, e qualche giorno fa è arrivata la replica di Maria Fida Moro, la figlia dello statista ucciso. Ha pubblicato un video su Youtube con il quale ha risposto: «Che palle il quarantennale lo dico io che non l'ho provocato e che l'ho subito e che ho il titolo per dirlo. Perché il quarantennale mi dà dolore. Ma la signora Balzerani non può dirlo perché lei è tra coloro che l'hanno provocato».
LA DICHIARAZIONE
Lo scambio a distanza si è ripetuto dopo che, dalla cattedra dell'incontro organizzato dalla libreria Majakovskij, Balzerani ha insistito: «Non è che se vai a finire sotto un'auto sei una vittima della strada per tutta la vita, lo sei nel tempo che ti aggiustano il femore». Il parallelo che è sembrato agghiacciante, è arrivato in risposta a chi le ricordava l'intervento del capo della polizia Franco Gabrielli, per il quale «vedere i brigatisti in tv era un oltraggio ai morti». E lo è anche per Maria Fida Moro, che tanti sforzi ha fatto insieme con la madre, per cercare di trovare un po' di pace. «Prendo atto della sua inconsulta dichiarazione - si è sfogata - Avrei immaginato che avrebbe risposto con il silenzio che è d'oro. Negli ultimi quaranta anni mentre io mi arrampicavo sugli specchi per mantenere mio figlio, voi ve la siete goduta senza fatica, senza dolore e senza merito. Io sono quella del perdono nei vostri confronti, che mi è costato un baule di parolacce e minacce di morte (compresa la carta igienica sporca inviata per posta). Altri hanno trasformato in mestiere e in una lucrosa fonte di reddito il nostro dolore. Detesto anche solo l'idea del mestiere di vittima, che ho sempre rifiutato. Sono andata in giro gratis attraverso l'Italia per portare un messaggio di pace amorevole». E ha concluso: «Se c'è qualcuno che ha trasformato in mestiere una morte totalmente ingiusta siete voi, portati in palma di mano, da gente vile e meschina. È paradossale che viviate da allora a braccetto con il sistema che dicevate di voler combattere».
LE REAZIONI
Sulla stessa linea Luca Moro, figlio di Maria Fida. «Noi - è intervenuto - non abbiamo scelto di essere vittime e non ne abbiamo fatto un mestiere. Negli ultimi quaranta anni avete avuto lo spazio, la voce e la visibilità. Cose che a noi sono state negate». E l'Associazione vittime del terrorismo, il cui presidente Roberto Della Rocca, è stato gambizzato dalle Br nel 1980 a Genova, ha sottolineato: «La vittima non è mestiere ma una calamità che capita a persone e familiari. E dura tutta la vita, perché le ferite morali non si rimarginano. Questi signori se hanno da dire qualcosa si presentino davanti ai giudici e diano brandelli di verità, anche se la giustizia non la possiamo ormai più pretendere. Ci farebbe piacere che invece di esporsi, cercassero di farsi dimenticare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino