Il nunzio polacco accusato di pedofilia è stato trovato morto nella sua abitazione in Vaticano. Monsignor Józef Wesołowski, l'arcivescovo era in attesa di processo per una...
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Era la prima volta che un vescovo ed ex ambasciatore del Papa veniva ridotto allo stato laicale dalla Congregazione per la dottrina della Fede per pedofilia. L'anno scorso gli era stato comunicata la punizione canonica, in attesa del processo in Vaticano che si stava istruendo. Una prima udienza era stata fissata dai magistrati lo scorso mese, ma era stata subito aggiornata poichè l'imputato non si era presentato. Alla vigilia dell'apertura del processo l'ex nunzio era stato ricoverato in clinica per “un grave calo pressorio”. C'era chi aveva parlato di tentato suicidio, ipotesi mai smentita ufficialmente.
Quello del nunzio Wesolowski era stato uno dei casi di pedofilia messi sotto il riflettore dal Comitato Onu Contro la Tortura, cha a Ginevra aveva stilato un Rapporto finale molto duro nei confronti del Vaticano, le cui normative e prassi non erano state considerate adeguate per il contrasto agli abusi. Il documento finale del Comitato infatti aveva messo a punto ben nove raccomandazioni, una delle quali riguardava la vicenda dell’ex nunzio. «Quanto al caso dell’arcivescovo Joseph Wesolowski, ex nunzio nella Repubblica domenicana — si leggeva nel Rapporto — egli dovrà o essere estradato a Porto Rico oppure dovrà essere sottoposto a processo penale in Vaticano, poiché non gli può essere riconosciuta l’immunità» , dovuta al suo status diplomatico. Il Papa, però, in meno di un anno lo richiamato a Roma e condannato, attuando una linea di tolleranza zero.
Il Pontefice ha definito l’abuso sui minori «un reato orrendo, brutto», paragonandolo addirittura a una messa nera: «un sacerdote che fa questo, tradisce il Corpo del Signore, perché questo sacerdote deve portare questo bambino, questa bambina, questo ragazzo, questa ragazza alla santità; e invece di portarli alla santità, abusa di loro.
Il Mattino